Piovono capre: i capridi nell’arte rupestre dell’Iran

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Iran, goat-like figure

Il testo qui proposto vuole essere una breve sintesi di quanto si è potuto osservare durante una serie di visite, tra aprile e maggio 2013, in tre siti con arte rupestre in Iran: Kalateh Abdol e Shotor Sang, entrambi prossimi alla città di Mashhad, nella regione del Khorasan, e la zona della piana di Teymareh nella provincia di Khomein, a metà strada tra Tehrān e Esfahan. I siti con arte rupestre in Iran offrono una visione d’insieme che appare di straordinaria importanza e ricchezza. Al loro interno i capridi costituiscono un soggetto di primaria importanza e di vasta diffusione.

by Dario SIGARI


Piovono capre

I capridi nell’arte rupestre dell’Iran

Dario SIGARI

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Introduzione

Il testo qui proposto vuole essere una breve sintesi di quanto si è potuto osservare durante una serie di visite, tra aprile e maggio 2013, in tre siti con arte rupestre in Iran.

I tre siti in questione sono: Kalateh Abdol e Shotor Sang, entrambi prossimi alla città di Mashhad, nella regione del Khorasan, e la zona della piana di Teymareh nella provincia di Khomein, a metà strada tra Tehrān e Esfahan. Nonostante la grande distanza che separa le due aree, tra i 900 e i 1000 km, i motivi figurativi sono pressocchè identici, e fra tutti è sicuramente predominante il tema dei capridi, generalmente riconosciuti come Capra ibex. Questo soggetto, accogliendo la stima effettuata da Ghasrian (2011), ricorre nel 90% dei casi.

Tra il Mar Caspio a nord e il Golfo Persico a sud, tra la catena dei monti Zagros a ovest e dei monti Kopet Dag a oriente, si estende l’altopiano iranico, che va quindi a coprire quasi per intero il territorio dell’attuale stato della Repubblica Islamica dell’Iran (figg. 1- 2).

La sua superficie è di circa 1.650.000 mq; si tratta di uno tra i paesi più estesi al mondo. In questo territorio assai ampio si trovano numerosi complessi di arte rupestre, come riporta un recente lavoro pubblicato da Azandaryani et al. (2015). Una lista dei maggiori siti conosciuti con arte rupestre in Iran è stata infatti pubblicata ed offre una visione d’insieme che appare già in via preliminare di straordinaria importanza e ricchezza. I siti noti e pubblicati sono: la valle Divin di Alvand in Hamadan, Teymareh, Kurdistan, Arasbaran, QalehBozi in Isfahan, Sangestoon, Eshkaft Ahoe Bastak, Mazrae Haj Mad e Dare Morad Beig, la zona del Caspio, Cheshmeh Malek e Dareh Divin (Azandaryani et al. 2015).

Tuttavia, a dispetto della gran quantità di arte rupestre presente in Iran, l’attenzione ad essa dedicata è stata assai limitata. Se i primi studi sono infatti da collocarsi quarant’anni fa circa, grazie a Izadpanah che, nel 1968, riscoprì le pitture sotto riparo di Dushe e Mir Mallas nella regione di Kuh Dasht, nell’Iran occidentale (Kazempur et al. 2011; Shirnasabzadeh 2012), solo di recente si è assistito a un rinnovato interesse per la materia, con studi e pubblicazioni sistematiche (Azandaryani et al. 2015; Mobarakabadi 2013; Otte et al. 2003).

Fig. 1 L’Iran fisica (immagine tratta da: http://www.mideastweb.org/Iran.gif)

Fig. 1 L’Iran fisica (immagine tratta da: http://www.mideastweb.org/Iran.gif)

Una menzione a parte merita il lavoro sistematico svolto da Mr. Naserifard, appassionato cultore della materia, che però ha permesso una messa in valore del grande complesso di arte rupestre di Khomeyn, per il quale si prevede una musealizzazione a breve (Anon 2015).

Fig. 2 Le regioni dell’Iran (immagine tratta da: https://www.worldofmaps.net/typo3temp/images/karteiran- regionen.png)

Fig. 2 Le regioni dell’Iran (immagine tratta da: https://www.worldofmaps.net/typo3temp/images/karteiran- regionen.png)

Nell’Iran nordorientale, nella regione del Khorasan, alle porte della città di Mashhad, si trovano i siti di Shotor Sang e Abdel Kalateh. Entrambi sono assai vicini l’uno all’altro, circa una decina di kilometri, ma i loro contesti ambientali, il relativo stato di conservazione degli stessi contesti, in virtù anche del loro sfruttamento, obbligano a trattarli differentemente.

Di essi si può comunque offrire una descrizione generale circa la collocazione, come scritto poco sopra, essi sono alle porte occidentali della città di Mashhad, nella parte centrale dell’antico bacino del fiume Toos. L’altitudine media di entrambi è di circa 1000-1100 m slm.

Shotor Sang

Il sito domina una delle arterie viarie principali, la direttrice sud-ovest che collega Shandez a Mashhad, da cui dista circa 6 km.

Fig. 3 Localizzazione di Shotor Sang rispetto alla città di Mashhad (immagine tratta da Google Earth)

Fig. 3 Localizzazione di Shotor Sang rispetto alla città di Mashhad (immagine tratta da Google Earth)

Fig. 4 Panoramica del sito di Shotor Sang (foto: Dario Sigari)

Fig. 4 Panoramica del sito di Shotor Sang (foto: Dario Sigari)

Shotor Sang si trova su un promontorio isolato. Sul versante settentrionale, che guarda la strada, si estende un’area militare, mentre ai piedi dell’opposto pendio vi sono una serie di zone edificate e in corso di costruzione. Tra queste due zone si trovano le manifestazioni di arte rupestre (fig. 3). Il sito conserva poche rocce incise, circa una trentina, o quantomeno poche sono quelle individuate in questa visita preliminare.

La presenza di ossidi ferrosi nella tessitura delle rocce caratterizza le diverse colorazioni delle incisioni, dal bianco, all’arancione, al rosso, al colore della superficie esterna. I blocchi non presentano dimensioni eccessive e alcuni di essi sono parzialmente sommersi dal terreno, lasciando supporre un lungo abbandono del sito con possibile attività deposizionale di sedimenti che oggi in parte sigillano alcune rocce.

Il tipo di vegetazione presente è principalmente erbacea con pochissimi cespugli di modeste dimensioni.

La colorazione delle incisioni varia dal bianco, al rosso al colore della stessa roccia.

Nella parte bassa del sito si incontra un grosso masso (fig. 4), quasi ad introduzione del sito, fittamente coperto da incisioni.

I soggetti maggiormente rappresentati sono i capridi secondo diversi stili. Vi sono poi gli antropomorfi, anche cavalcanti degli zoomorfi che parrebbero essere dei felidi. Molti degli antropomorfi sono raffigurati in scene di caccia e impugnano archi e lance. Si fa menzione infine di un simbolo circolare con una linea ondulata a tracciarne il diametro, posta in alto, sul lato orientale della roccia.

Per quanto concerne le altre rocce, questo sono sparpagliate a segnare il dorso sud occidentale, a segnarne quasi una costa.

Su queste rocce si trovano immagini quasi mai in associazioni importanti. Molte infatti sono isolate, poste vicino ai bordi dei blocchi (fig. 5-6). La maggior parte di queste figure sono capridi. Curiosa è la presenza di un cammello che però è associata ad una figura non identificabile.

Fig. 5 Capride inciso su una roccia di Shotor Sang (foto: Dario Sigari)

Fig. 5 Capride inciso su una roccia di Shotor Sang (foto: Dario Sigari)

 

Fig. 6 Figura di capride da Shotor Sang. Si noti la posizione al bordo e la patinatura differente dell’intera immagine (foto: Dario Sigari)

Fig. 6 Figura di capride da Shotor Sang. Si noti la posizione al bordo e la patinatura differente dell’intera immagine (foto: Dario Sigari)

Restano infine da segnalare due interessanti pannelli con associazioni di capridi: nel primo, caratterizzato da un generale arrossamento della superficie, si nota uno zoomorfo dal corpo sinuoso ben delineato,seguito e anticipato da altre figure animali non meglio identificabili. Altri due zoomorfi sembrerebbero essere posti poco sopra. Il colore rosso delle figure si mescola con l’arrossamento superficiale nascondendo i tratti che definiscono i singoli soggetti rappresentanti (fig. 7). Sul secondo pannello, il cui supporto roccioso presenta una diversa petrografia, si riconoscono come minimo nove zoomorfi tutti tracciati in uno stile molto più schematico rispetto a quelli del pannello prima descritto, suggerendo quindi anche già solo una differenza cronologica tra le immagini. A lato di questo pannello ricavato da una frattura del blocco ab origine si è sfruttata una piccola porzione di superficie levigata per ritrarre altri due zoomorfi.

Le condizioni di conservazione delle figure e delle rocce di questo sito in generale non possono dirsi ottimali, per quanto il sito sia abbastanza ignorato da chiunque, se non bivaccatori occasionali.

I fattori di degrado possono quindi al momento essere ricondotti unicamente agli agenti atmosferici, i quali peraltro favoriscono un’accelerazione dei processi di ossidazione delle parti incise delle rocce, le quali, con le loro colorazioni differenti, possono suggerire differenti stadi cronologici di intervento figurativo. A tal proposito già il masso riccamente inciso presenta un palinsesto assai ricco, con numerose sovrapposizioni di grande interesse. Si preferisce comunque non esporre in questa sede valutazioni più precise al riguardo, rimandando ai lavori dei colleghi iraniani e/o ad eventuali future campagne sul posto.

Kalateh Abdol

Continuando verso ovest, a 17km a sud ovest dalla città di Mashhad, capitale della regione Khorasan, si trova il sito Kalateh Abdol (fig. 8).

Il sito è all’interno di un’area privata il cui proprietario custodisce il patrimonio di arte rupestre, cercando di limitare i danni causati da attività di cava illegali.

Fig. 7 Roccia incisa a Shotor Sang. L’erosione superficiale ha favorito la formazione di una patina ossidata che si confonde con i colpi di martellina che definiscono le singole figure (foto: Dario Sigari)

Fig. 7 Roccia incisa a Shotor Sang. L’erosione superficiale ha favorito la formazione di una patina ossidata che si confonde con i colpi di martellina che definiscono le singole figure (foto: Dario Sigari)

Fig. 8 Posizione di Kalateh Abdol (immagine tratta da Google Earth)

Fig. 8 Posizione di Kalateh Abdol (immagine tratta da Google Earth).

L’area dove si trovano le incisioni è caratterizzata dalla presenza di acqua, che permette la crescita di una modesta vegetazione. In primavera si possono notare i papaveri in fiore in mezzo ai campi di grano, e si trovano anche diversi alberi che però non sono quasi mai associati alle pareti incise, se non a ridosso del corso d’acqua, che certamente favorisce una crescita vegetativa maggiore che nel sito precedentemente menzionato.

Anche a Kalateh Abdol le rocce di supporto all’arte rupestre sono scisti con intrusi di ossidi di ferro, caratterizzando così la colorazione delle diverse incisioni e della stessa superficie del pannello che viene a confondersi con le parti a martellina.

Le categorie figurative che qui si trovano sono principalmente capridi, antropomorfi, anche cavalcanti, alcuni canidi e icrizioni in alfabeto arabo, le quali possono già offrire un grossolano termine cronologico post quem.

A questo dato, che comunque suggerisce altresì una continuità di vita del sito, si associa la diversità nella colorazione interna delle incisioni dovuta all’esposizione all’aria degli ossidi di ferro, che rivelano pertanto colorazioni differenti col passare del tempo.

Seguendo la strada verso l’interno di questa vallettina solcata da un piccolo corso d’acqua, ci si trova di fronte ad una roccia incisa che riporta due figure di capridi in fila e rivolte verso l’interno (NB: non si presuppone che l’antica via d’accesso fosse la stessa percorsa oggi) (fig. 9).

Fig. 9 Due figure di capride in fila all’ingresso dell’area con rocce incise (foto: Dario Sigari) .

Fig. 9 Due figure di capride in fila all’ingresso dell’area con rocce incise (foto: Dario Sigari) .

Fig. 10 Figure di capride incolonnate da Kalateh Abdol (foto: Dario Sigari)

Fig. 10 Figure di capride incolonnate da Kalateh Abdol (foto: Dario Sigari)

Fig. 11 Figura schematica di capride (foto: Dario Sigari)

Fig. 11 Figura schematica di capride (foto: Dario Sigari)

Le figure di capridi che qui si trovano presentano uno stile assai schematico, con una linea orizzontale a delineare il dorso, quattro segmenti perpendicolari e raggruppati a due a due all’estremità del corpo rappresentare le zampe e le due corna che possono essere o curvate verso il dorso, oblique o protese in alto (fig. 9-11).

Vi sono poi figure meglio definite in tutti i particolari (fig. 10). Ad esempio i capridi associati ad antropomorfi della fig. 12. Hanno un corpo spesso che riporta le curvature naturali dell’animale, es. la groppa, è segnata la coda e anche il ciuffo della barba. Questa scena sembra riportare la presenza di un antropomorfo cavalcante, ma come scivolato dalla groppa e con le gambe in alto. Questa figura è sovrapposta da un capride di forma più schematica.

Fig. 12 Associazioni tra figure antropomorfe e di capridi nel sito di Kalateh Abdol (foto: Dario Sigari)

Fig. 12 Associazioni tra figure antropomorfe e di capridi nel sito di Kalateh Abdol (foto: Dario Sigari)

Il tema dei capridi inizia a presentare in questo sito quelle figure dalle corna assai elevate che si trovano più comunemente a Teimareh, nella provincia di Khomein.

Teimareh

Nella regione di Khomeyn è quella che presenta forse il patrimonio più ricco di arte rupestre. Qui si trova il sito di Teimareh per il quale, di recente, grazie all’impegno di un appassionato locale, Mr. Naserifard, e di alcuni studiosi si è iniziato un progetto di musealizzazione (Anon 2015).

Sono migliaia le incisioni sugli scisti di quest’area (Azandaryani et al. 2015) con una cronologia che sembra abbracciare un arco temporale assai ampio. Il sito è caratterizzato da dolci rilievi che formano selle e vallette e la zona centrale è attraversata da un corso d’acqua stagionale, di modesta portata.

La maggior parte dei soggetti raffigurati, anche in questo caso, sono i capridi, cui si associano antropomorfi armati di arco e/o cavalcanti. In rare occasioni sono trionfanti e/o in lotta con animali.

Si trovano poi serpenti, felini, simboli, iscrizioni e figure geometriche.

Assai curioso come i pannelli preferenziali sembrano svilupparsi in lungo. Molte infatti sono le superfici lunghe e basse, come a voler sviluppare una trama storiografica (fig. 14).

Fig. 13 Localizzazione di Teymareh (immagine tratta da Google Earth)

Fig. 13 Localizzazione di Teymareh (immagine tratta da Google Earth)

La ricchezza dell’arte rupestre di questo sito permette di riconoscere una gran quantità di stili e quindi le diverse fasi incisorie. Se il diverso grado di patinatura delle incisioni non è per nulla determinante in quanto si nota quanto esso dipenda fortemente dall’esposizione delle figure, la diversità nelle raffigurazioni è più che mai palese già solo se si dovesse fare una prima catalogazione delle corna dei diversi capridi: in visione frontale e arcuate verso l’estero, parallele con i pugnali evidenziati, in visione laterale arcuate all’indietro con effetto prospettico, bidimensionale, arcuate a chiudersi sul treno posteriore dell’animale, arcuate all’indietro con creste in evidenza, oblique proiettate all’indietro, con andamento a “S”…

Fig. 14 Pannello inciso da Taymareh (foto: Dario Sigari)

Fig. 14 Pannello inciso da Taymareh (foto: Dario Sigari)

Fig. 15 Cavaliere che insegue capride (foto: Dario Sigari)

Fig. 15 Cavaliere che insegue capride (foto: Dario Sigari)

A questa varietà delle corna va aggiunta anche quella relativa alla forma del corpo: lineare, sinuoso, massiccio con linea di contorno e campitura con diversa martellina …

In assenza di uno studio dettagliato non ci si azzarda a proporre una sequenza cronologica delle immagini di capridi. Si avanza però un’indicazione di analisi per comprendere meglio se le differenze dei particolari dipendano anche da differenze degli stessi soggetti rappresentati. Ma questo è sicuramente un passaggio successivo alla prima stesura dell’analisi delle sovrapposizioni esistenti tra i vari stili.

Fig. 16 Figure schematiche di capridi da Teymareh (foto: Dario Sigari)

Fig. 16 Figure schematiche di capridi da Teymareh (foto: Dario Sigari)

Fig. 17 Figura di capride. Si riconoscono gli anelli di accrescimento delle corna, la barba, la coda e il sesso (foto: Dario Sigari)

Fig. 17 Figura di capride. Si riconoscono gli anelli di accrescimento delle corna, la barba, la coda e il sesso (foto: Dario Sigari)

Per concludere

Durante il V millennio a. C. si verificano interessanti e importanti cambiamenti tecnologici, economici e sociali in Iran, che si riflettono nelle manifestazioni simboliche, tanto nell’arte rupestre quanto nelle decorazioni ceramiche. Nei siti della cultura di Bakun i capridi diventano un soggetto di primaria importanza e nell’economia e, di riflesso, nella cultura simbolica, per quanto già nel Neolitico antico iraniano si trovino edifici decorati con corna di capre (Helwing 2012).

E se in nessuno dei tre siti trattati si hanno materiali di scavo, il confronto stilistico con il materiale archeologico di altri luoghi diventa di primaria importanza.

Fig. 18 Pannello istoriato con sequenze di capridi e scene di caccia (foto: Dario Sigari)

Fig. 18 Pannello istoriato con sequenze di capridi e scene di caccia (foto: Dario Sigari)

L’indicazione dell’aumentata centralità degli ovini nell’economia iraniana, i riferimenti mitologici ai capridi ci riportano a tempi che non sembrano, al momento, risalire a prima del Neolitico. Dunque da qui in poi possiamo iniziare a supporre la comparsa delle figure di capridi nell’arte rupestre.

Le interessanti collezioni ceramiche del Museo Nazionale d’Archeologia e del Museo del Vetro e della Ceramica di Tehrān (fig. 19) conservano forme vascolari le cui decorazioni ritraggono capridi secondo uno stile confrontabile con quello che si ha nell’arte rupestre dei tre siti discussi. Le datazioni in questo caso sono assai ampie, per un arco cronologico che va dal V millennio a.C. al III millennio a.C. (Ghasimi and Rahmati 2015).

Fig. 19 Vaso carenato con decorazione dipinta in nero. Sono raffigurate due capre. Il reperto, datato al III millennio a.C. proviene da Giyan, provincia di Hamadan ed è conservato presso il Museo Nazionale Archeologico di Tehran (foto: Dario Sigari)

Fig. 19 Vaso carenato con decorazione dipinta in nero. Sono raffigurate due capre. Il reperto, datato al III millennio a.C., proviene da Giyan, provincia di Hamadan ed è conservato presso il Museo Nazionale Archeologico di Tehrān (foto: Dario Sigari)

Sempre da qui proviene una forma vascolare che riporta una figura antropomorfa in lotta con due felidi. I corpi di essi son tracciati a linea di contorno e puntinati all’interno, il profilo segue un andamento a clessidra. A cornice di questa scena, son state applicate due figure di capridi con corna in vista frontale. Questa forma ceramica è datata al III millennio a.C., e proviene da una zona prossima a Teymareh. Le sue decorazioni ricordano alcune incisioni presenti a Teymareh, si ritrovano infatti capridi con testa in vista frontale e felidi a linea di contorno e corpo campito a puntini.

Fig. 20 Recipiente ceramico proveniente da Nahavand e datato al III millennio a.C. Decorazioni dipinte, uomo in lotta con due felidi, e a applicate, due capridi (foto: Dario Sigari)

Fig. 20 Recipiente ceramico proveniente da Nahavand e datato al III millennio a.C. Decorazioni dipinte, uomo in lotta con due felidi, e a applicate, due capridi (foto: Dario Sigari)

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Rispetto al significato dei capridi, alcune indicazioni giungono da antiche fonti scritte e dai miti. Le proposte interpretative tuttavia restano sottilmente divergenti, per quanto un punto in comune sembra essere quello della fertilità (Azandaryani et al. 2015; Mobarakabadi 2013). Un’interpretazione tuttavia resta di grande interesse: è quella del legame dei capridi con l’acqua (Azandaryani et al. 2015); effettivamente due dei tre siti qui presentati si presentano in prossimità di corsi d’acqua, che permettono la crescita della vegetazione.

Resta comunque il grande problema, come già evidenziato nel 2006 da Remacle et al., che, a dispetto dei numerosi elementi di confronto, queste comparazioni tracciabili sono su grande scala, spaziale e cronologica, e permettono appena di stabilire paralleli con singole figure, non essendo mai presenti significative sovrapposizioni tra le incisioni stesse (Remacle et al. 2006).

Rivolgendosi al contesto iraniano si ha infatti lo stesso motivo dei capridi su tutto il territorio dell’altopiano iranico; provando ad ampliare l’orizzonte spaziale di riferimento, elementi simili sono riscontrabili in Azerbaijan (Aliyev 2003), Armenia (Feruglio et al. 2005; Khechoyan 2007), nella penisola arabica (Guagnin et al. 2015) , in Kazakhstan , in Mongolia e persino in Siberia (Kubarev 2010).

A tirare le somme sembrerebbe che questo elemento simbolico venga introdotto in concomitanza con una grossa rivoluzione socio-economica che ha ripercussioni impressionanti nella simbologia e nelle rappresentazioni culturali, con una potenza espressiva che ne permette l’espansione velocemente su larga scala.

Ad oggi sono diverse le regioni dove sono stati individuati siti con arte rupestre. Una gran concentrazione si ritrova lungo la dorsale occidentale dell’altopiano iranico in corrispondenza dei monti Zagros e poi più a nord verso il confine con l’Azerbaijan. Altre aree a forte concentrazione sono a nord est verso la provincia di Mashhad e poi più a sud verso Kerman. In questa sede si è brevemente accennato a quanto visto nell’area nordorientale e in quella occidentale.

Lo studio dell’immenso patrimonio d’arte rupestre iraniano è in corso e sta conoscendo uno sviluppo importante in questi ultimi anni, grazie all’impegno di diversi ricercatori locali. Si rimanda quindi a future indagini per poterlo conoscere più a fondo.

Ringraziamenti

Si ringraziano l’archeologo Mahmoud Toghrae, eccellente guida nel Khorasan e nei siti di Shotor Sang e Kalateh Abdol, Mostafa Karami e Mohamad Naserifard per avermi fatto visitare Teymareh.

Si ringrazia altresì Mahmoud Sigari, eccellente guida in tutto il territorio iraniano.

Dario Sigari
dariothebig@anche.no ; dario.sigari@unife.it

Erasmus Mundus International Doctorate in Prehistory and Quaternary

Universitat Rovira I Virgili
Institut de Paleoecologia Humana i Evolució Social (IPHES)
C/ M. Domingo S/N Edifici W3 43007 Tarragona, Catalunya-España

Università degli Studi di Ferrara Dipartimento di Studi Umanistici
C.so Ercole I d’Este, 32 44121 Ferrara – Italia

Coop. Arch. “Le Orme dell’Uomo” Piazza Donatori di Sangue, 1 Cerveno (BS) 

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