Sistemi di aratura in ambito alpino

Treggia, Fontanalba

TRACCE no. 9 – by Gaetano Forni


2nd International Congress of Rupestrian Archaeology
2-5 October 1997 DARFO BOARIO TERME
Tipi di attiraglio, sistemi di aratura e generi di carriaggio prima e dopo la rivoluzione del ferro in ambito alpino.
L’analisi delle incisioni rupestri della Valcamonica e del Monte Bego, è una fonte inesauribile di informazioni sul genere di vita e le tecnologie agrozootecniche.

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Il contributo dell’analisi dei solchi fossili e dell’archeologia rupestre

L’analisi delle incisioni rupestri dei due più rilevanti centri d’arte petroglifica: la Valcamonica e la regione del Monte Bego, è una fonte inesauribile di informazioni sul genere di vita e le tecnologie agrozootecniche – e in particolare di quelle aratorie – delle genti preistoriche alpine. Tale contributo è proficuamente integrato dallo studio dei solchi fossili della Val d’Aosta e dei Grigioni.

Sotto il profilo agronomico evolutivo, lo spartiacque tecnologico è dato dall’introduzione dei vomeri in ferro. Ciò ha determinato il passaggio dall’aratro per l’assolcatura da semina all’aratro da dissodamento. Questo presenta una struttura più robusta, con una stiva più tozza.

La lavorazione del suolo prodotta dall’aratro da semina è ben evidenziata dalla disposizione dei solchi fossili della Valle d’Aosta, in cui sembra, probabilmente per motivi rituali, non eseguita la copertura della semente mediante una successiva aratura con disposizione dei solchi in senso ortogonale alla precedente. L’aratura incrociata compare invece chiaramente nel complesso delle assolcature fossili dei Grigioni.

Ciò che più colpisce l’attento aratrologo è la straordinaria varietà tipologica degli aratri camuni in confronto a quelli raffigurati nella regione del Bego. Ciò è più facilmente spiegato dal fatto che la regione alpina centrale rappresenta il territorio d’incontro tra la corrente culturale occidentale predominante in una vastissima area che si estende dal nord Europa (Danimarca, Germania nord-occidentale e Francia settentrionale) e, attraverso la valle del Reno, giunge al bacino del Rodano e al bacino occidentale del Po, e la corrente culturale predominante nell’Europa centro-orientale che comprende a sud anche la Padania orientale e il Veneto.

Fig. 1. Due tipi di aratro dell’età del Ferro: sopra, la raffigurazione d’aratro di Pià d’Ort (Valcamonica). La sua struttura, analoga a quella degli aratri preistorici reperiti nell’Europa nord-occidentale e nelle terramare, fa fortemente presumere che sia dotata di un vomere a ferro di lancia o giavellotto. Sotto, particolare della raffigurazione d’aratro della Roccia 17B1 di Bedolina (Valcamonica), che pone in evidenza il vomere a ferro di vanga proprio dell’Europa centro-orientale. L’introduzione dei vomeri in ferro ha permesso una straordinaria espansione dell’agricoltura (figura da Piombardi 1987-88). Fig. 2. Dalla treggia al carro nelle raffigurazioni di Monte Bego (Alpi Marittime). Sopra tipica treggia: notare le due stanghe che, prolungandosi sul retro, permettono al veicolo di strisciare sul suolo (figura da de Lumley, Mano et alii, 1996). Sotto treggia con due ruote (figura da H. Pellegrini, 1991).

Caratteristica aratrologica dell’area occidentale è il vomere a ferro di lancia o a giavellotto. Caratteristica di quella orientale è il vomere a ferro di vanga. Raramente, nelle raffigurazioni rupestri alpine, anche dopo l’introduzione del vomere metallico, è riscontrabile la sua presenza e la sua forma se non per il vomere a ferro di vanga. Tipico il caso di Bedolina R17, B1. La presenza del vomere ligneo a giavellotto è invece evidenziato già nell’età del Bronzo dalla struttura a ceppo allungato e in posizione obliqua dell’attrezzo. Aratri reali in tutto legno di questo tipo sono stati reperiti in Europa centro-settentrionale (Glob 1951) e nelle terramare (Forni 1997).

Con la rivoluzione agronomica conseguente all’adozione del vomere in ferro, altri mutamenti si sono realizzati: il prevalere dell’attiraglio equino, con uno specifico tipo di attacco e bardatura. Nella regione del Bego invece si notano scene con attiragli di due o anche tre o quattro coppie bovine, riferentisi a popolazioni residenti nella piana piemontese. Evidentemente tiri a pluricoppie potevano essere utili per il traino di aratri con vomere in ferro, dato che il bronzo è troppo fragile e a maggior ragione il legno.

Nella regione del Bego sono raffigurate scene interessantissime che denotano il passaggio dalla treggia al carro. Quest’ultimo tuttavia non raggiunse le forme perfezionate rilevabili in Valcamonica.

Gaetano Forni
Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura
C.P. 908
20101 Milano – I



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