Valcamonica, vandalismo!

Foppe di Nadro 6

Rock 6 of Nadro Park heavily defaced, please sign the appeal for a better care in Valcamonica rock art protection. Sfregiate rocce a Nadro, uno dei principali parchi di arte rupestre della Valcamonica, un invito a firmare l’appello per una migliore protezione.

by Anna Maria Basché

TRACCE PHP-Nuke version, 2002-2011

Valcamonica, vandalismo!


Sfregiate rocce a Nadro: più critico l’allarme UNESCO

Domenica 21 Novembre è avvenuto l’ultimo e più grave atto vandalico su una superficie d’arte rupestre della Valcamonica.

Pesante vandalismo sulla roccia 6 di Foppe di Nadro – visione generale

Un gruppo di ragazzi del luogo,presupponiamo, ha pesantemente deturpato istoriazioni della roccia 6 di Foppe di Nadro, nella Riserva Regionale di Ceto – Cimbergo – Paspardo: con strumenti di pietra o metallo hanno strisciato e picchiettato immagini rupestri del I millennio a.c., fra le più conosciute a livello internazionale (scene di duello, di accoppiamento, impronte di piedi, capanne, simboli, per lo più della fase di influenza etrusca, VI – V sec. a.c.).

Visione ravvicinata di una delle più note scene della roccia 6 di Foppe di Nadro

Atti analoghi, pur “meno gravi”, si ripetono da anni, nella stessa Riserva regionale, come in altri siti (Pià d’Ort, Paspardo, Boario) denunciando la fragilità del patrimonio e l’inciviltà di frange che esprimono un diffuso senso di irrispetto nella comunità: se si arriva a tanto, dopo ripetuti altri sfregi, (qui come in tanti angoli d’Italia), significa che è coinvolto tutto un sistema sociale, i suoi valori e la sua permissività, l’incapacità di educare e di far rispettare ciò che ha valori assoluti nel quadro storico – culturale.
L’episodio si colloca in un momento particolare, critico per l’arte rupestre camuna dopo che, lo scorso settembre, l’UNESCO (World Heritage Committee) ha ufficialmente dato un avviso sullo stato di conservazione del patrimonio camuno (il primo monumento italiano nella lista culturale di interesse mondiale); in sintesi un invito al governo italiano e tutti gli enti responsabili sul territorio ad onorare impegni di tutela e valorizzazione, onestamente disattesi.

La stessa scena prima di essere deturpata

Si intende che la Valcamonica potrebbe essere il primo titolo italiano ad essere depennato. Italia Nostra sottoscrive l’appello del Comitato degli Enti, ricercatori ed operatori del settore (allegato), ponendo attenzione sui problemi urgenti della tutela, ma anche e soprattutto su quel che è a monte e di fronte al problema: la valorizzazione a tutti i livelli (ricerca, progettualità, musealizzazione), utilizzando competenze e risorse ben presenti sul territorio.

Altri dettagli degli effetti dell’azione vandalica

Il presidente della sezione Vallecamonica
di Italia Nostra
Prof.ssa Anna Maria Basché



LA MEMORIA FERITA
MANIFESTO (APPELLO) PER LA TUTELA
DELLE INCISIONI RUPESTRI DELLA VALCAMONICA

(Italia Nostra – sezione Vallecamonica)

* Nel caso vogliate sottoscrivere questo appello Vi preghiamo di inviare i Vostri dati via email  specificando NOME, COGNOME, RESIDENZA ed eventuale ENTE DI APPARTENENZA.

Quasi un secolo fa, nel 1909, il naturalista Gualtiero Laeng fece la prima segnalazione ufficiale della presenza di incisioni rupestri preistoriche in Valcamonica. Nel 1979 l’UNESCO, riconosciutane la fondamentale importanza anche in seguito alle intense ricerche e alle pubblicazioni scientifiche di numerosi studiosi dall’Italia e dall’estero, inseriva questo patrimonio nella lista mondiale dei siti di eccezionale e universale valore culturale. L’arte rupestre della Valcamonica diventava così il primo sito italiano dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Durante l’annuale sessione UNESCO tenutasi in Cina nel Luglio 2004, raccogliendo anche le preoccupazioni di alcune segnalazioni locali ma principalmente per chiarire come mai, dopo venticinque anni dal suo inserimento nella World Heritage List, manchino ancora una precisa delimitazione geografica delle aree istoriate e un complessivo piano di gestione delle stesse che affronti le problematiche legate allo sviluppo turistico, alla tutela e alla custodia, e nello stesso tempo promuova e sostenga la ricerca scientifica, è stata avviata una procedura di verifica globale dello “stato di salute” in cui l’arte rupestre della Valcamonica oggi si trova. Questa notizia ha avuto recentemente un certo risalto sui giornali locali e non ha mancato di suscitare anche qualche vibrante ma isolata polemica.

– DI COSA STIAMO PARLANDO?
L’arte rupestre di Valcamonica è un patrimonio archeologico di circa 1.500 superfici rocciose all’aperto, sulle quali sono state incise centinaia di migliaia di raffigurazioni durante un arco cronologico che, pur avendo il suo inizio nella Preistoria e il suo culmine nel I millennio a.C., si estende ininterrottamente fino all’Era Moderna. Si tratta di un complesso figurativo di inestimabile valore culturale. Attraverso l’arte rupestre è infatti possibile ricostruire aspetti complessi del pensiero e dell’ideologia di popolazioni scomparse, integrando le informazioni che ci giungono dalle fonti archeologiche con elementi a volte sorprendenti e spesso ancora largamente misteriosi.
L’arte rupestre rappresenta quindi una sfida alla scienza e alla cultura contemporanee e insieme un’occasione e uno stimolo al superamento delle invisibili barriere che separano la comprensione reciproca fra modi di pensare distanti nello spazio o nel tempo.

– PERCHÉ QUESTO PATRIMONIO È FRAGILE?
Gli antichi autori di queste opere selezionarono con cura i luoghi delle istoriazioni, realizzando le immagini su un supporto che ha saputo preservarle nei millenni. Coloro che oggi si recano in visita in Valcamonica incontrano un immenso giacimento archeologico e iconografico in situ e con esso la rara possibilità di riviverne l’intimo rapporto con l’ambiente circostante. Tale caratteristica, se da un lato ne rappresenta un inestimabile valore aggiunto, dall’altro ne evidenzia anche l’intrinseca debolezza, mostrandone chiaramente la natura di bene culturale difficile da musealizzare e da proteggere.
Una modesta percentuale di queste superfici (circa il 30%) è attualmente inserita in aree protette di differente tipologia giuridica (parchi di competenza comunale, regionale e nazionale), purtroppo non sempre sufficienti a garantirne la salvaguardia e, al contempo, una “sostenibile fruibilità” pubblica.

– COSA STA SUCCEDENDO?
Ai tradizionali problemi di conservazione, come l’inquinamento atmosferico e l’azione degli agenti naturali (esfoliazioni e distacchi superficiali, attacchi di organismi biologici quali muschi, licheni e alghe), è da aggiungersi la deliberata azione dell’uomo, che senza dubbio ne costituisce oggi più che mai il fattore più repentinamente distruttivo.
Solo negli ultimi due anni numerose importanti rocce istoriate, per la maggior parte situate all’interno di aree protette, sono state sfigurate a seguito di atti di vandalismo o di negligenza:

  • gennaio 2002: vengono date alle fiamme le due ricostruzioni di capanne dell’Età del Ferro che si trovano all’interno della Riserva Regionale di Ceto-Cimbergo-Paspardo, una delle quali viene completamente distrutta;
  • primavera 2002: su una roccia fittamente incisa di Paspardo (loc. Vite-Deria) viene definitivamente infisso un perno metallico a pochi centimetri da alcune raffigurazioni preistoriche durante i lavori temporanei di sollevamento del legname dal bosco sottostante;
  • luglio 2002: la roccia 30 di Foppe di Nadro, una eccezionale composizione monumentale dell’Età del Rame, viene sfregiata da ignoti che rovinano alcune figure preistoriche e vi incidono accanto il sedicente richiamo a pseudo radici culturali di supposta matrice “celtica”;
  • primavera 2003: alcune rocce di recente studio, poste ai lati dell’antico sentiero acciottolato Grevo – San Fiorano, vengono completamente distrutte in seguito ai lavori di allargamento del sentiero stesso, ora ampio e asfaltato;
  • estate 2003: numerose figure delle rocce 36, 38, 39, 40 di Foppe di Nadro vengono irrimediabilmente danneggiate mediante graffiti ripetuti al loro interno;
  • inverno 2003: durante i lavori di ampliamento di una vecchia mulattiera in località Dos Costapeta (Paspardo) vengono costruiti manufatti in cemento e pietra a ridosso di un’importante roccia incisa, che per altro portava già i segni di precedenti gravi atti vandalici (figure graffite, scritte, ecc.); la roccia viene in più punti danneggiata dalla pala della ruspa;
  • maggio 2004: al margine della strada Capo di Ponte – Paspardo, in località Deria, viene frantumata parte di una roccia incisa durante i lavori di posa del metanodotto;
  • primavera 2004: la roccia 27 di Foppe di Nadro viene rovinata da estesi graffiti; più o meno nello stesso periodo alcuni vandali sfregiano una roccia di Paspardo appena studiata dalla Cooperativa Archeologica “Le Orme dell’Uomo” e posta nei pressi dei giardini pubblici del paese in località Castagneto;
  • estate 2004: il Masso dei Corni Freschi, una composizione monumentale dell’età del Rame nei pressi di Darfo Boario Terme, da poco sottoposto a restauro e consolidamento da parte della Soprintendenza, viene abitualmente utilizzato dai free-climbers come parete di arrampicata; evidenti i danni causati dall’uso di polveri di manganese e chiodi da scalatore;
  • settembre 2004: su una roccia della località I Verdi, appena studiata dal Dipartimento Valcamonica del CCSP e posta all’interno della Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri di Ceto-Cimbergo-Paspardo, vengono profondamente incise da ignoti alcune scritte;
  • ovembre 2004: durante i lavori di ampliamento della strada Cemmo-Pescarzo (Capo di Ponte), in località Bedolina, viene quasi completamente distrutta una roccia istoriata tornata in luce per la prima volta proprio in seguito ai lavori di sterro e purtroppo non riconosciuta dagli addetti preposti al controllo;
  • novembre 2004: la roccia 6 di Foppe di Nadro, una tra le superfici maggiormente visitate della Riserva per l’immediata accessibilità e per la ricchezza delle incisioni presenti, viene gravemente sfregiata in numerose sue parti da ignoti. Alcune raffigurazioni, che rappresentano degli unicum nell’intera Valle, vengono indelebilmente danneggiate a colpi di pietra. Si tratta probabilmente dell’episodio più grave tra quelli qui ricordati.

A questo elenco sono poi da aggiungersi numerosi altri atti non precisamente collocabili nel tempo, le cui conseguenze sono tuttavia ancora ben visibili sulle rocce: residui di calchi in gesso e in pasta siliconica, che in taluni casi obliterano completamente le incisioni; levigature di superfici per sfregamento di oggetti litici; evidenziazioni delle incisioni con materiali coloranti (pigmenti, pastelli a cera, ecc.).
Passati invece a irrimediabili e ormai storici “dati di fatto” i ben noti danni causati dall’incontrollata proliferazione di infrastrutture (tralicci dell’alta tensione, strade, edifici, ecc.) nei pressi, se non addirittura a ridosso, delle aree istoriate.

– COSA POSSIAMO FARE?
Per prima cosa cominciare a chiederci quali potrebbero essere alcune delle condizioni che rendono possibili questi avvenimenti. Fra queste si possono annoverare:

  • la libera fruizione delle rocce istoriate in qualsiasi momento (con la sola eccezione del Parco Nazionale di Naquane);
  • l’inadeguato sviluppo di un rapporto positivo e produttivo fra la popolazione locale (con poche rare eccezioni) e il patrimonio archeologico;
  • la mancanza di educazione e di sensibilizzazione nei confronti di un bene culturale unico e “di tutti”;
  • la costante assenza di procedimenti giudiziari e/o indagini relative agli “ignoti vandali”;
  • l’assenza di coordinamento progettuale e operativo tra i vari Enti coinvolti nella gestione, nell’amministrazione, nella ricerca.

È necessario, quindi, fare un primo passo ORA per proteggere tale straordinario e universale patrimonio. L’arte rupestre della Valcamonica appartiene a ognuno di noi, ed è per questo che chiediamo il Vostro interessamento e la Vostra collaborazione nel:

– Sottoscrivere questo appello
– Diffondere la notizia di quanto sta accadendo
– Segnalare ulteriori atti di vandalismo o negligenza, al fine di costituire un dossier che descriva in dettaglio lo stato attuale delle cose
– Segnalare mezzi di comunicazione e di diffusione disponibili ad ospitare questo appello, così da avere la maggior risonanza possibile.

Si tratta di un primo passo necessario a verificare l’interesse e la possibilità di intraprendere ulteriori azioni di sensibilizzazione.
L’obbiettivo a breve termine è invece quello di costituire un Comitato permanente per monitorare la situazione e di promuovere un incontro e un dibattito pubblici fra gli Enti coinvolti che affrontino l’urgenza di questo allarmante e crescente fenomeno.

…SPERIAMO CHE LA VOCE DI MOLTI AIUTI A GARANTIRE
UN FUTURO A QUESTI FRAGILI TESTIMONI DEL PASSATO…


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