Iscrizioni simboliche preistoriche (Navello 1884)

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Navello 1884

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Navello S. 1884. Iscrizioni simboliche preistoriche dei laghi delle meraviglie nelle Alpi Marittime, Memoria Navello, pp. 16-21, 2 tavv.
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[editor’s note: the first Italian detailed paper, presented to the Alpine Club’s congress, “translates” the contents expressed by L. Clugnet as well as re-drawing his plates]

by Serafino NAVELLO (representing the International Alpine Club of Nizza)





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ATTI

DEL

XVI CONGRESSO DEGLI ALPINISTI ITALIANI

IN BRESCIA

dal 20 al 25 Agosto 1883

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16         Atti del XVI Congresso degli Alpinisti Italiani, ecc.

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The Bollettino del Club Alpino Italiano 1884 cover


   (…) Il signor avvocato Serafino Navello, rappresentante il Club Alpino Internazionale di Nizza, legge poi la seguente memoria sulle Iscrizioni simboliche preistoriche dei laghi delle meraviglie nelle Alpi Marittime.

Memoria Navello.

   Le inscrizioni geroglifiche e preistoriche dei laghi delle Meraviglie in Val d’inferno nelle Alpi Marittime sono da qualche tempo oggetti di viva discussione tra gli scienziati.

   Nello scorso anno reduce dal Congresso Alpino così ben riuscito di Biella, e di cui serbiamo la più seducente memoria col mio compagno signor Cauvin, mi fermai in San Dalmazzo di Tenda e di là in compagnia di alcuni alpinisti, del signor Prout inglese ingegnere della miniera argentifera, del signor Grandis che ne è il proprietario, feci una escursione ai laghi delle Meraviglie a piedi del Bego (2873m).

   I laghi delle Meraviglie esistono all’altezza di 2000m circa al fondo di un circolo chiuso dal Monte Bego (il Righi delle Alpi Marittime), dal Capelet, dalla Cima del Diavolo o Testa d’inferno e dalla Macruera.

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Atti del XVI Congresso degli Alpinisti Italiani, ecc.        17

   Il    circolo porta il nome di Val d’Inferno a ragione ; è circondato da punte le più fantastiche di colore oscuro, da dirupi e scoscendimenti di roccie, le acque vi appaiono nere. Così, mancanza assoluta di vegetazione e un silenzio spaventoso regna in quella regione desolata e il nome di Val d’Inferno non è usurpato, conveniunt rebus nomina saepe suis.

   I  quattro laghi delle Meraviglie situati sull’altipiano del circolo sono così chiamati a causa di iscrizioni o figure simboliche scolpite sopra roccie le une staccate le altre unite al monte (altipiano). Queste roccie sono liscie e pulite come una lavagna. Le figure in numero di 500 e più sono scolpite sulle pareti verticali e orizzontali. La roccia è uno schisto grigio (serpentino schistoide) durissimo, coperto da una materia giallastra su cui si distaccano a meraviglia le figure incise nell’interno grigio della roccia. Esse si possono dividere in tre gruppi principali:

   1° Animali.

   2° Armi, istrumenti, oggetti diversi conosciuti.

   3° Segni incogniti indefinibili (vedi Tav. I e II).

   1° Gruppo di animali: teste semplici ed ornate di ruminanti, buoi/capre, montoni, cervi, camosci, stambecchi, cani, qualche uccello, tutti senza orecchie; soventi la fronte è sormontata da un prolungamento in forma di croce.

   2° Gruppo: armi, istrumenti, oggetti diversi, punte di dardi (piccole), punte di lancie triangolari da 12 a 33 centimetri, di gladii, di stili assai grandi, martelli in pietra, istrumenti da caccia e da pesca.

   3° Gruppo : oggetti incogniti, circoli, ovali, figure irregolari ; sembrano reti, cancelli, anelli.
Evvi una sola figura umana, un uomo a braccia pendenti, disegno grossolano, a gambe allargate; una cesta, croci a doppie braccia.

   Tali sono in succinto le principali figure assai ripetute scolpite sulla stessa pietra o su differenti pareti.

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Navello 1884, plate I, reproducing the plate III of Clugnet 1887

   Le figure furono scolpite con una punta dura o di ferro o più probabilmente di pietra (silex) e sono composte da una quantità di piccoli buchi rotondi, contigui, di diametro da 2 a 3 millimetri, profondi 1 millimetro. La forma massiccia delli oggetti, delle armi e coltellacci lascia supporre che rappresentino oggetti in pietra, le armi sarebbero» più allungate, più svelte e leggiere se in ferro.

   Qual’è l’origine di queste sculture preistoriche? Esse sono state visitate e descritte dai signori Fodéré, Reclus Elisée, Moggridge botanico inglese, Diek parente di Bismark, dottor Henri, Rivière Emile inviato del governo francese, Blanc della società delle scienze delle Alpi- Marittime.
La tradizione delli abitanti del luogo attribuisce quelle figure ai sol-

Club Alpino Italiano. — Bollettino n° 50.    2
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dati d’Annibale, che con un linguaggio simbolico hanno voluto lasciare traccia delle loro gesta. Fodéré, Reclus Elisée accettando per vera quella tradizione hanno creduto che le sculture formino una scrittura ignota destinata a serbar la memoria del passaggio del gran generale in quella regione. Io credo : 1° che la tradizione è erronea; 2° che le figure non contengono verun linguaggio ignoto. Non evvi una valle nelle Alpi che non si vanti di aver visto passare i Cartaginesi, e, quand’anche tutti i libri di storia fossero distrutti, la memoria di Annibale si serberebbe sempre fra i montanari. Annibale ha dovuto valicare le Alpi per il Monginevro, che era il passaggio il più frequentato nei tempi antichi, e se fosse passato pel sud avrebbe seguitato la Roya e non la Val d’inferno che va verso ponente e che è chiusa in fondo.

   Le scritture non contengono un linguaggio simbolico.

   Il    disordine che regna fra quelle figure non allineate, il fatto che qualcheduna di esse sono intercalate ad altre più antiche, le dimensioni diverse di figura rappresentanti lo stesso oggetto, benché poste le une accanto delle altre, infine l’assenza di forme umane, di scene viventi, di torri, di carri da guerra escludono in modo assoluto l’idea d’un linguaggio simbolico destinato a conservar la memoria di fatti guerrieri.

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Navello 1884, plate II, reproducing the plate V of Clugnet 1887

   Moggridge e Diek si sono limitati a descrivere le figure ; le hanno disegnate e presentate ai Congresso Internazionale di Norwich senza esprimere una opinione sulla loro origine.
Non parlo del dottore Henri che le attribuisce all’azione del ghiaccio mentre evidentemente esse sono opera dell’uomo.

   Emile Rivière fu invitato dal governo francese col signor Vesly per studiarle. In una relazione prodotta al Congresso archeologico di Parigi nel 1878 accompagnato dai disegni di quelle figure conchiude che le sculture sono identiche ai segni simbolici scolpiti sulle roccie di Sous nel Marocco e su roccie vulcaniche delle isole Canarie; che conseguentemente esse devono essere attribuite a gente della stessa origine.

   Dobbiamo saper grado a Rivière della riproduzione esatta delle sculture di Val d’inferno, ma nessuno vorrà ammettere che gente del Marocco siasi recata in Val d’inferno. Il soggiorno in quella regione non è possibile per esseri umani; e poi a quale scopo gente estranea alla regione avrebbe scolpito figure che non racchiudono scene viventi, fatti storici, e che non hanno significazione alcuna?

   Bisogna dunque rigettare l’opinione di Rivière.

   Blanc, bibliotecario della città di Nizza, ha visitato le inscrizioni dei laghi delle Meraviglie e le ha descritte. Ei non ammette che contengano verun linguaggio simbolico; rigetta la tradizione che siano opera dei soldati d’Annibale ; dimostra che le armi cartaginesi erano più per-

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fezionate, ma emette sulla loro origine una opinione più strana ancora di quella di Rivière. Blanc suppone che le inscrizioni siano delli ex voto, scolpiti da gente superstiziosa che adorava in Val d’inferno una divinità terribile. Bisogna considerare il monumento, la regione nel suo insieme, dice il signor Blanc, i nomi della valle, dei monti che la circondano, dei laghi, dei passaggi, tutto ricorda qualche divinità infernale: Monte Bego (in Celtico, Beg, cattivo, che porta disgrazia), Monte Macruera, magro scarnato ; Cima del Diavolo o Testa d’inferno; i laghi Valmasca, Carbone, della Matta, lago Nero; passo di Lappe ossia Spavento. Dunque le iscrizioni sono delli ex voto alla divinità ivi regnante. Del resto la miglior prova, aggiunge il signor Blanc, che le iscrizioni sono segno di un culto ad una divinità infernale sta nel fatto che iscrizioni consimili non esistono nelle valli vicine di Fontanalba e Gordolasca.

   Ammetto che il luogo sia orrido, che i nomi siano adatti alla regione; ma non ammetto che vi fosse una divinità adorata in Val d’inferno, un culto qualsiasi.

   E già l’argomento principale di Blanc, che l’iscrizioni non esistano che in Val d’inferno, cade dinanzi al fatto che iscrizioni consimili siano state testé scoperte nella bella regione di Fontanalba.

   Se vi fosse stato un culto, una divinità regnante, la tradizione di questo culto si sarebbe conservata fra gli abitanti della regione, esisterebbe di questo culto una traccia qualunque. Eppoi come supporre che gli abitanti della miniera avessero fatto dieci ore di cammino per rendere un culto ad una divinità immaginaria, quando avevano vicino a loro valli, foreste, grotte per stabilire un culto approssimato. Credo che Blanc sia il solo della sua opinione.
Io stimo che per ricostituire l’origine di queste iscrizioni conviene spogliarsi d’ogni idea preconcetta; non dare alle vestigia di cose preistoriche, come si usa fare pur troppo, una grande importanza, anzitutto cercare la spiegazione naturale delle cose senza ricorrere ad eventi o supposizioni straordinarie.

   Esaminando le sculture dei laghi delle Meraviglie noi non vediamo che teste di animali della regione, domestici o selvatici, armi, stili, coltelli del luogo, istrumenti da pesca o da caccia usuali; i disegni sono grossolani, scolpiti da uomini rozzi. Sono dunque uomini che vivevano nella regione, pastori, cacciatovi, pescatori, che hanno figurato gli armenti, la selvaggina e gli istrumenti per impadronirsene. Le roccie pulite, liscie come un marmo lavorato si prestavano naturalmente all’incisione di figure e di segni. Pastori o cacciatori di quelle regioni nelle lunghe ore di riposo e di ozio avranno cercato una distrazione in quel

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20         Atti del XVI Congresso degli Alpinisti Italiani, ecc.

lavoro. È fatto positivo che i pastori della regione hanno una particolare abilità a tracciare figure simili a quelle in discussione sui loro bastoni e flauti; e non vi ha una famiglia in quella regione che non posseda qualche oggetto dipinto in quel modo.

   Le sculture dei laghi delle Meraviglie, benché numerose, hanno potuto eseguirsi in poco spazio di tempo; ne abbiamo noi stessi riprodotto una assai esattamente in pochi minuti colla punta di un coltello e si capisce che dopo l’esecuzione di una figura siasi di mano in mano proseguito sino ad intercalare figure più recenti colle antiche. L’esempio è contagioso. E ciò si vede nei monumenti che si visitano giornalmente. Basta che l’uno dei touristi vi apponga il suo nome perchè la parete si riempia di iscrizioni successive.

   Il signor Blanc dubita che in quella regione desolata sianvi mai stati pastori e cacciatori.

   Risponderò che malgrado l’aridità del luogo, nella bella stagione vedonsi ancora qua e là qualche rare erbe, che i pastori non lasciano mai perdere quando i pascoli delle regioni più basse sono distrutti ; d’altronde all’epoca antichissima e preistorica di codeste iscrizioni i monti non erano così denudati come lo sono oggi. Il signor Grandis Sebastiano, proprietario attuale della miniera di piombo argentifero, ci mostrava un terreno ai piedi della Macruera in cui suo bisavolo avea distrutto un bosco di abeti per uso della miniera. In quanto ai cacciatori è certo che in oggi ancora vi sono camosci, marmotte, aquile, e che anticamente la selvaggina abbondava in quel luogo. Il giorno stesso della nostra visita due marmotte furono uccise in Val d’inferno sotto i nostri occhi da un cacciatore cui mancava il braccio destro, e che colla sinistra caricava e sparava uno schioppo a doppia palla in una sola canna. E l’ingegnere Prout si era munito di uno schioppo sperando di incontrare camosci. E pertanto è certo che pastori, cacciatori e pescatori hanno in ogni tempo frequentato quella regione.

   La mancanza assoluta di scene storiche è per me prova evidente che le sculture sono state fatte da uomini della regione, rozzi e semplici. Uomini assuefatti a una vita più agiata e sociale avrebbero saputo trovare maggior varietà di oggetti e dipingerli con più di finezza. Del resto l’opinione che addotto è quella d’un gran scienziato, Léon Clugnet, che ei pure si occupò delle iscrizioni di Val d’inferno.

   Ho dato al Congresso in succinto le mie impressioni sulle figure dei laghi delle Meraviglie, e se il Club Alpino Italiano stima farne uno studio più approfondito avrò almeno il merito di aver chiamata la sua attenzione su di un soggetto che al di là delle Alpi dà luogo ad interpretazioni le più diverse.

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   Applauditissima fu la lettura del signor Navello.

   Gabriele Rosa su questo argomento piglia la parola, e dice credere tali iscrizioni e figure anteriori al cristianesimo e legarsi con altre, che la superstizione ritenne opere stregoniche e diaboliche, le quali rappresentano gli ultimi rifugi di chi si mantenne fedele ai culti anteriori. Crede reale l’analogia con quelle del Marocco e delle Canarie, perchè sempre più scopronsi rapporti antichi tra l’Europa e l’Africa, da cui venne, più che dall’Asia, la prima civiltà. Raccomanda di poter farne la fotografia.

   Navello dice che pubblicherà la memoria con tavole illustrative e si farà dovere di farne omaggio al Club. — Il Congresso ne lo ringrazia applaudendo.
(…)

Original reference:
Navello S. 1884. Iscrizioni simboliche preistoriche dei laghi delle meraviglie nelle Alpi Marittime, Memoria Navello, in Atti del XVI Congresso degli alpinisti italiani in Brescia dal 20 al 25 Agosto 1883, Bollettino del Club Alpino Italiano, 1884, pp. 16-21, 2 tavv.


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