Alpi Marittime. Escursioni ai monti… Bego (Ghigliotti 1884)

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Ghigliotti F. 1884. Alpi Marittime, Escursioni ai monti, Bollettino del Club Alpino Italiano, 1884, pp. 225-261.
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[editor’s note: here an accurate report of a mountaineering ascent to the Mt. Bego summit, with a visit to the rock engravings and the first mention of the well-known Latin inscription “Hoc qui scripsit…”]

by A. Felice GHIGLIOTTI (member of the Italian Alpine Club)


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  • this paper is an excerpt from: Atti del XVI Congresso degli alpinisti italiani in Brescia dal 20 al 25 Agosto 1883, Bollettino del Club Alpino Italiano, 1884, pp. 225-261;
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Alpi Marittime.   259

Alpi Marittime (…)

Escursioni ai monti: (…) Bego (metri 2873).

(…) 3 agosto. — Alle 4,40 partii da Cluols per la Cima del Diavolo. (…) Alle 8 giunsi al Passo del Trem (m. 2561) ; qui deposti i bagagli in trenta minuti salii per roccie sconnesse e poco gerbido al pilastrino della Cima del Diavolo.

   La vista è abbastanza bella, comprendendo l’Argenterà, i Gelas, il Clapier, il Bego, i laghi del Trem e Carbone (…)

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The Bollettino del Club Alpino Italiano 1884 cover

   Alle 9,10 lasciai la vetta e tornato al Passo ripresi i bagagli, discesi ai laghi del Trem, poi rasentato il Lago Lungo a monte, alle 10,30 trovai un po’ in alto sulla sinistra una Vastera ove decisi passare la notte per fare al domani la salita del Monte Bego. Le mie provviste erano esaurite ; non mi rimaneva che una libbra di pane ed un bicchiere di cognac, perciò mandai Tomaso alla Miniera di Valaura a far compere. Intanto insieme a Ramò visitai la Vastera in quell’ora deserta e vidi che ci sarebbe stato impossibile dormirvi tutti; trovatali presso un’altra capanna abbandonata la scelsi per alloggio. Incaricai un pastorello giunto allora di farmi la provvista della legna per la notte mentre io me ne andavo a dare una scorsa nella valle delle Meraviglie.

   All’imbocco della valle sulla sponda destra del rivo vi ha muro di roccia verticale sul quale i visitatori usano scrivere i loro nomi. Molti di questi sono incisi profondamente con lo scalpello e qualcuno è accompagnato da osservazioni abbastanza barbine, sfogo non dubbio di una guida poco soddisfatta del guiderdone avuto. Una iscrizione è in latino in caratteri imitanti l’antico e poco leggibile, decifrai solo le seguenti parole, Hoc qui scripsit patriam………….. dicavit. Mi colpì un

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nome profondamente inciso a grosse lettere, Bensa 1829. Ramò a guisa di illustrazione mi raccontò una lunga istoria di questo personaggio; la riepilogo in poche parole. Era un brigante di quei tempi, faceva numerosi ricatti a mano armata e venne ucciso in Francia dalla forza pubblica. Continuando pel rivo si sbocca in un piccolo slargo erboso e tenendosi a sinistra si sale alle roccie delle Meraviglie.

   Sono roccie verdognole arrotondate (moutonnées) striate dal passaggio del ghiaccio e delle acque, coperte da una patina rosso-giallognola; e dico dalle acque perchè nei fianchi hanno solchi profondi di forma concoide, simili in tutto a quelli che giornalmente si vedono nei torrenti che scorrono incassati nelle roccie. Le strie sono tutte nel senso della lunghezza della valle; qua e là trovansi grossi massi formati da ciottoli conglomerati, vere puddinghe. Anche lo sperone che divide il lago dell’Olio da quello del Trem, e finisce ai laghi Lunghi, è formato da roccie (di qualità differente) lisciate anch’esse dal passaggio dei ghiacci.

   Le sculture consistono in figure di spade, scuri, pugnali, punte di freccie, reticoli e mille ghirigori che non compresi cosa possano rappresentare. Le incisioni sono poco profonde e formate da tanti forel lini come se eseguite da uno scalpello a punta. Chi le vuole celtiche, chi eseguite dai soldati di Annibale, chi dai Saraceni, e chi infine più scettico, non vi scorge che un passatempo di rozzi pastori.

   Mentre camminavo su quelle roccie esaminandone le incisioni, scivolai e mi contusi abbastanza seriamente il ginocchio sinistro. Ramò ne accusò le scarpe che avevano ormai perduti quasi tutti i chiodi; mandai le Maraviglie a quel paese ed a fatica me ne tornai alla capanna ove mi feci al ginocchio una fasciatura con un fazzoletto inzuppato di tintura d’arnica; quindi inviai Ramò incontro a Tomaso. Dopo pochi minuti cominciò a tuonare e poi seguì una grandine violenta e pioggia. Nel mio alloggio pioveva come all’aria aperta e non era consolante tanto più che nubi nerastre promettevano altra pioggia nella notte.

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   (…) 4 agosto — Alle 5.15 lasciai quell’antro e zoppicando mi accinsi a salire sulla vetta del Bego. Descrivendo dei zig-zag sulla falda sud mi portai sopra le roccie, poi rimontai una zona di arena quarzosa che rendeva faticosa la salita, infine giunsi sulla costa che trovai tutta coperta da una targa di neve. La rasentai a sud sino ad un dosso arrotondato d’onde discesi ad una sella, ai cui fianchi si aprono profondi burroni; percorsi la breve cresta rocciosa che le fa seguito e poi per un dolce declivio guadagnai il pilastrino. Erano le 6,55.

   La punta del Monte Bego è formata da una cresta di roccie feldispatiche friabilissime, lunga circa 15 metri che corre presso a poco nella direzione nord-sud; il pilastrino è costrutto sulla estremità sud. La vista verso il mare vi è bellissima e di poco inferiore a quella che si gode dal Monte Clapier ; ad est l’occhio spazia pel verde vallone della Miniera di cui si vede buona tratta, e sui monti, della catena del Bertrand; a nord compare il lago del Basto e la bassura tutta coperta da enormi blocchi in cui hanno principio le valli di Valauretta e di Fontanalba; dalle altre parti nebbia. La salita del Bego è facile; l’unico tratto che richiede una qualche attenzione è la cresta formante sella fra le due punte, ma è questione di pochi passi.

   Alle 8 cominciai la discesa per la strada tenuta nella salita tranne che, giunto in fondo al nevato, in luogo di voltare a destra verso i laghi Lunghi continuai sulla costa del monte e poi, trovato un sentieruccio, giunsi alle 10 alle Capanne del Core, e di qui sempre, per la mulattiera lungo il rivo, alle 10.40 alla Miniera (m. 1494).

   (…) Il minerale che vi si tratta è galena argentifera e calamina, e se ne estrae argento, piombo e zinco, operazione però che si eseguisce nel Belgio ove si spedisce ridotto ad un titolo conveniente. In questa miniera vi sono traccie di lavori antichissimi attribuiti ai saraceni ; lunghe gallerie tutte affumicate evidentemente eseguite disagregando la roccia con il calore.

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   (…) La Sezione del Club Alpino Italiano, Alpi Marittime, con sede in Porto Maurizio ha l’obbligo morale di compilare un libro guida delle montagne da cui si intitola, e fare ogni sforzo per attirarvi i1 maggior numero possibile di visitatori. Sono montagne modeste ma non è giusto rimangano in eterno le Cenerentole delle Alpi (…).

Ing. Felice GHIGLIOTTI

Socio della Sezione Ligure del. C. A. I.

 

Original reference:

Ghigliotti F., 1884. Alpi Marittime, Escursioni ai monti, in Atti del XVI Congresso degli alpinisti italiani in Brescia dal 20 al 25 Agosto 1883, Bollettino del Club Alpino Italiano, 1884, pp. 225-261.


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