[Usseglio: culti in ambiente alpino, archeologia e arte rupestre]. A new exhibition room dedicated to the cults of the Alps has recently enriched the Civic Alpine Museum Arnaldo Tazzetti of Usseglio. A part of the room is devoted to the monumental Ròch dij Gieugh, an engraved stone situated on the slopes of the Usseglio mountains. The interest in this rock is given by the great number of shoeprints connected to a complex network of cup-marks and grooves. New important discoveries emerged during the recent tracing: three figures of Iron Age warriors and a possible votive inscription to Juppiter, the first found in the Alps on a cup-marked rock [ENG-ITA].
by Andrea ARCÀ and Angelo Eugenio FOSSATI
Usseglio, Alpine cults,
archaeology and rock art
Usseglio: culti in ambiente alpino, archeologia e arte rupestre
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A new exhibition room dedicated to the cults of the Alps has recently enriched the Civic Alpine Museum Arnaldo Tazzetti of Usseglio (Museo Civico Alpino Arnaldo Tazzetti di Usseglio, western Alps, Piedmont, Turin province), a small stone building nested in the picturesque Ancient Parish Complex of Usseglio – its Romanesque bell tower dates back to the 11th century – and surrounded by an astonishing and terrific mountain landscape.
Una nuova sala espositiva dedicata ai culti nelle Alpi ha recentemente arricchito il Museo Civico Alpino Arnaldo Tazzetti di Usseglio (TO), un piccolo edificio incastonato nell’Antico Complesso Parrocchiale di Usseglio – il campanile romanico risale all’XI secolo – e circondato da uno spettacolare ambiente montano.
Archaeology, rock art, natural-environmental sciences, traditions and mining history constitute the main sections of the museum; the scientific project of the new reorganisation has been planned by Daniela Berta, director of the Usseglio Museum, along with Stefania Ratto and Francesco Rubat Borel, official archaeologists of the Soprintendenza Archeologia del Piemonte (Piedmont Archaeological Superintendence). The fulfilment of the new exhibition space is the first important step in creating the Museo Diffuso d’Arte Sacra della Valle di Viù (Widespread Museum of Sacred Art of the Viù Valley) – the brainchild of Alberto Tazzetti, President of the Association of the Usseglio Museum friends – which is being funded by the Compagnia di San Paolo and by the Usseglio and Lemie Municipalities.
Le principali sezioni del museo sono dedicate all’archeologia, all’arte rupestre, alle scienze naturali e ambientali, alla cultura tradizionale e all’archeologia mineraria; il progetto scientifico del nuovo allestimento è stato curato da Daniela Berta, direttrice del Museo, unitamente a Stefania Ratto e Francesco Rubat Borel, funzionari archeologi della Soprintendenza Archeologia del Piemonte. Il completamento del nuovo spazio espositivo costituisce il primo importante passo per la creazione Museo Diffuso d’Arte Sacra della Valle di Viù – da un’idea di Alberto Tazzetti, presidente dell’Associazione degli Amici del Museo – finanziato dalla Compagnia di San Paolo e dai comuni di Usseglio e Lemie.
In the new cosy space it is possible to observe some very interesting archaeological findings coming from the Usseglio and Viù valley territories, a beautiful alpine area characterised by impressive mountaintops and glaciers along the French-Italian border. Many of these items testify to, since the protohistory, a clear connection with the cults related to the need for communication and transit over the Alps, particularly through the high mountain passes.
Nel nuovo accogliente spazio sono esposti alcuni interessanti reperti archeologici provenienti dal territorio di Usseglio e della Valle di Viù, una magnifica zona alpina caratterizzata da cime imponenti e ghiacciai disposti lungo il confine italo-francese. Molti elementi testimoniano, a partire dalla protostoria, una chiara relazione con i culti connessi ai transiti transalpini, in particolare attraverso i più alti passi montani.
Proposing here a short overview of the exhibit, and starting from the Neolithic period, we may observe two fragments of polished stone axes coming from the area of the Versino castle at Viù and a Bronze Age dagger (1400-1300 BC) from Malciaussia1, along with photos of another Bronze age dagger from Malciaussia and a late Bronze Age foliated spearhead found at an altitude of 2800 m near the top of the Rocciamelone (3538 m.a.s.l.). This pyramid-shaped mountain, which dominates the area, was erroneously considered the highest peak of the Alps for a long time.
Una rapida panoramica del materiale esposto ci permette di osservare, partendo dal Neolitico, due frammenti di ascia in pietra verde provenienti dal castello di Versino a Viù e un pugnale dell’età del Bronzo da Malciaussia, oltre alle riproduzioni fotografiche di un secondo pugnale dell’età del Bronzo da Malciaussia e di una punta di lancia dell’età del Bronzo Finale, rinvenuta a 2800 m di quota, non lontano dalla vetta piramidale del Rocciamelone (3538 m), che domina l’area, un tempo ritenuta erroneamente la cima più alta delle Alpi. È importante specificare che il toponimo Malciaussia significa in franco-provenzale “male latricato”; in epoca Romana e medievale vi passava un percorso che univa la Savoia al Piemonte.
In correspondence to the largest side of the room, two votive Roman stone altars stand out. The one found at Gias Bellacomba (2680 m.a.s.l.) at the foot of the Arnas mountain pass2 is significantly dedicated to Hercules, the first mythological hero told to have ventured the Alps, and dates back to the 2nd century AD. The other one dates from the end of the 1st cent. BC – beginning of the 1st cent. AD and was found in 1850 near the Piazzette hamlet of Usseglio. It is dedicated to Juppiter Optimus Maximus, the king of the pagan gods often connected with alpine passes, as the votive tablets dedicated to Juppiter Poeninus at the Great St. Bernard Pass testify.
Due are votive romane in pietra dominano il lato più lungo della sala. La prima, rinvenuta al Gias Bellacomba, a 2680 m di quota, ai piedi del colle di Arnas, è significativamente dedicata ad Ercole, l’eroe mitologico che per primo si avventurò tra le asperità della catena alpina, e risale al II secolo d.C. Il colle di Arnas, 3010 m slm, mette in comunicazione la valle di Viù con la Moriana francese; il nome di un altro passo in quota della stessa area, il Lautaret, deriva da “altaretto”. La seconda ara è datata tra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del I d.C., e fu rinvenuta nel 1850 presso la fraz. Piazzette di Usseglio. È dedicata a Giove Ottimo Massimo, la divinità suprema spesso connessa con i passi alpini, come dimostrano le tavolette votive dedicate a Giove Pennino al passo del Gran San Bernardo.
On the right it is possible to observe a medieval high-relief carved on a slab of soapstone – again coming from Malciaussia, the alpine plateau at the base of the Rocciamelone peak – dating back to the mid-fifteenth century. The bas-relief represents Saint Bernard of Menthon, the archdeacon of the Aosta cathedral who built the Great St. Bernard Pass hospice, holding the devil on a leash. For the modern era, two paintings of the 16th and 18th centuries, coming from the heritage of the ancient parish complex, complete the new exhibition.
Sulla parete di destra è possibile osservare un altorilievo medievale inciso su lastra di pietra ollare, risalente alla metà del XV secolo; proviene anch’esso da Malciaussia, il pianoro di origine glaciale situato alla base della cima del Rocciamelone. Vi è raffigurato San Bernardo di Mentone, l’arcidiacono della Cattedrale di Aosta che fece costruire l’ospizio del Gran San Bernardo, che tiene il diavolo prigioniero al guinzaglio. Due dipinti di XVI e XVIII secolo, già parte dell’arredo pittorico dell’Antico Complesso Parrocchiale, completano il nuovo allestimento espositivo.
As concerns rock art and protohistory, a large part of the left wall is devoted to the monumental so-called Ròch dij Gieugh, the “Rock of the Games”, engraved stone situated on the slopes of the Usseglio mountains. This great round-shaped boulder, originally discovered by local young men, was then published by the parish priest of Usseglio don Natalino Drappero in 1974 (who also gave it its name), and was recently documented by Footsteps of Man on the occasion of the reorganisation of the Usseglio Museum.
Per quanto riguarda l’arte rupestre e la protostoria, gran parte del pannello di sinistra è dedicata al Ròch dij Gieugh, la cosiddetta roccia dei giochi, masso inciso “monumentale” situato sui versanti delle montagne di Usseglio. Questa grande roccia a forma di panettone, scoperta nella prima metà del ‘900 da ragazzi del posto, è stata pubblicata nel 1974 da don Natalino Drappero, parroco di Usseglio, che le diede anche il nome. È stata recentemente documentata da Le Orme dell’Uomo in occasione della riorganizzazione del Museo di Usseglio.
The large tracing of sector A is reproduced on the panel along with archaeological and iconographic comparisons. The interest in this rock – a study is currently underway – is given by the great number of shoeprints connected to a complex network of cup-marks and grooves, all deeply carved.
Il pannello riporta l’ampio rilievo del settore A del masso inciso, accompagnato da confronti archeologici ed iconografici. L’interesse di questa roccia – lo studio è in corso – è dato dalla notevole concentrazione di incisioni pediformi (impronte di suola), collegate ad un complesso e profondo reticolo di coppelle, vaschette e canaletti.
These motifs are well-represented in the western Alps rock art, precisely in the area surrounding the Viù valley; this is confirmed by another notable monumental rock, the Rocher aux Pieds de Pisselerand, probably the highest European cup-marked rock, a lonely giant situated like a stone mushroom at 2730 m of altitude in the nearby French Maurienne valley, just in front of the Moncenisio mountain pass. Footprints and shoeprints are a well-documented Iron Age iconic element, as witnessed by the large number of associated and superimposed figures carved upon the Valcamonica engraved rocks.
Questi motivi sono ben rappresentati nell’arte rupestre delle Alpi occidentali, proprio nell’area che comprende la valle di Viù e le valli limitrofe; ne abbiamo conferma in un altro notevole masso monumentale, il Rocher aux Pieds di Pisselerand, probabilmente la più alta roccia a coppelle d’Europa; si tratta di un solitario gigante, una sorta di fungo di pietra situato alla quota di 2730 m nella vicina valle francese della Maurienne, proprio di fronte al Moncenisio. Le impronte di piede e di scarpa costituiscono un soggetto tematico ben documentato all’interno dell’iconografia dell’età del Ferro, come dimostrato dalla grande quantità di associazioni e sovrapposizioni tra le figure dell’arte rupestre della Valcamonica.
Regarding the Ròch dij Gieugh, the Iron Age chronology is furthermore confirmed by new important discoveries which emerged during the recent tracing: three faint and worn-out figures of warriors, carved in the lower part of the sector A and resurrected with difficulty only after a careful examination under extreme oblique light. Their shape and their weapons (helmets, spears and shields) are clearly comparable with similar Iron Age figures coming from the western Alps (Aussois) and Valcamonica-Valtellina petroglyphic complexes.
Sul Ròch dij Gieugh la cronologia di età del Ferro è ulteriormente confermata dalle nuove importanti scoperte emerse nel corso delle recenti attività di rilievo iconografico: tre figure consunte di guerrieri, incise alla base del settore A,sono state individuate con difficoltà solo dopo un attento esame ad estrema luce radente. Per forma e per armamenti (elmi, lancia e scudo) si possono efficacemente confrontare con simili figure dell’età del Ferro delle Alpi occidentali (Aussois) e del complesso petroglifico camuno-tellino.
Due to the recent recording activities, another engraved element, possibly very important, came to the light. A four letter inscription, waiting for an epigraphic verification at the moment, seems most likely to be the first dedication to a pagan deity found on a cup-marked alpine rock. From the inscription we may read “IOVI” (to Juppiter, also “IOM” is possible), not only a perfect match to the subject of the new exhibition room in Usseglio, but also a promising hint to understanding the meaning and the ritual background of the alpine cup-marked stones.
Grazie alle recenti attività di documentazione, è venuto alla luce un ulteriore elemento inciso, di probabile notevole interesse. È stata infatti individuata un’iscrizione di quattro lettere, al momento in attesa di verifica epigrafica; si tratterebbe della prima iscrizione votiva pagana rinvenuta su di una roccia coppellata alpina. Possiamo leggere “IOVI”, “a Giove” (oppure “IOM”, cioè “a Giove Ottimo Massimo”), che non solo è in perfetto accordo tematico con il tema della nuova sala espositiva del Museo di Usseglio, ma che fornisce altresì un promettente indizio per comprendere il significato ed il retroterra rituale delle rocce coppellate alpine.
Although not present in the new exhibition room, another carved rock is to be mentioned from this valley as concerns Alpine cults, communication and transit through the mountain passes. The so-called Carlo Falchero’s Stone, reutilised in recent times as a walnut press at the Tuberghengo hamlet, is now placed near the Viù market square. On its surface three female figures have been carved in high-relief; dating back to the 3rd-2nd century BC, one can recognise the representation of three Celtic mother-goddesses, corresponding to the Romano-Celtic Matronae. Another important Alpine pass was devoted to these characters, the Monginevro in the neighbouring Susa valley, referred to by Ammianus Marcellinus (IV century AD) as “Matronae vertex“, i.e. the mountain pass of the Matron.
Nonostante non sia esposta all’interno della nuova saletta espositiva, un’altra roccia incisa di questa valle è degna di menzione per quanto riguarda i culti in ambiente alpino, le comunicazioni e i transiti attraverso i passi montani. Il Masso Carlo Falchero, già riutilizzato in tempi recenti come base per frantoio per olio di noci presso la frazione Tuberghengo, è ora esposto a lato della piazza del Mercato di Viù. Sulla sua superficie furono incise in alto-rilievo tre figure femminili; risalgono al III-II sec. a.C., e mostrano la raffigurazione delle tre dee-madri celtiche, corrispondenti alle Matrone gallo-romane. Un altro passo alpino era dedicato a questi personaggi, il Monginevro nella vicina Valle di Susa, citato da Ammiano Marcellino nel IV sec. d.C. come “Matronae vertex“, cioè il passo delle Matrone.
Andrea ARCÀ
– Pisa University, Dottorato in Scienze dell’Antichità e Archeologia;
– IIPP, Italian Institute of Prehistory and Proto-history;
– Footsteps of Man archaeological society
Angelo Eugenio FOSSATI
Università Cattolica del S. Cuore, Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte
Largo Gemelli, 1 – 20123 MILANO (Italy)
angelo.fossati at unicatt.it – ae.fossati at libero.it
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1 – The name Malciaussia means in franco-provençal dialect “badly paved”; a road connecting Savoy and Piedmont passed through there in Roman times and the Middle Ages.
2 – The Arnas Pass, at an altitude of 3010 m, connects the Viù valley with the French Maurienne valley; the name of another nearby very high mountain pass, the Lautaret, derives from “altaretto”, i.e. little altar.
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