Coppelle, per Giove! Visita virtuale al Ròch dij Gieugh

Roccia dei Giochi

Roccia dei Giochi,
modello 3D

La Roccia dei Giochi (ël Ròch dij Gieugh in piemontese, lou Ròc dyi Joe in franco-provenzale) della frazione Andriera di Usseglio (Valle di Viù – TO) è una roccia a coppelle a 1670 m di quota che ospita numerose impronte di piede e tre figure di guerrieri protostorici. Allo stato delle conoscenze, è l’UNICA ROCCIA a COPPELLE delle ALPI con ISCRIZIONE DEDICATORIA a GIOVE.
Molti elementi concorrono a comprovare la sua natura di masso monumentale e sito cerimoniale dell’età del Ferro; vi venivano probabilmente depositate offerte votive quali pozioni o bevande. Considerandone la pronuncia, il suo nome ne può nascondere uno più antico… forse la Roccia di Giove?
Approfondisci l’argomento e immergiti nella VISITA VIRTUALE panoramica a 360°…

by A. Arcà, A.E. Fossati, F. Rubat Borel


Presentazione del volume

Presentazione del volume

Roccia dei Giochi, Roccia di Giove
Un masso inciso tra preistoria ed età moderna a Usseglio
a cura di Daniela Berta, Andrea Arcà, Francesco Rubat Borel

presentazione del volume Sabato 1 ottobre 2016
sala degli Iris, Albergo Rocciamelone di Usseglio
vedi su TRACCE
vedi su vallediviu.it



Coppelle, per Giove!

Introduzione e visita virtuale
alla Roccia dei Giochi
della frazione Andriera di Usseglio
(ël Ròch dij Gieugh, lou Ròc dyi Joe)

[clicca sulle immagini per ingrandirle]

Secondo don Natalino Drappero, il parroco di Usseglio che nel 1974 per primo la studiò, la Roccia dei Giochi (ël Ròch dij Gieugh – o dij Gieu – in piemontese, lou Ròc dyi Joe in francoprovenzale, che è la parlata dell’area) della frazione Andriera di Usseglio è stata così chiamata perché “tutti i compaesani” immaginavano che i pastori vi convenissero per “eseguire giochi particolari” lungo l’intricato reticolo di profonde coppelle, canaletti e vaschette che la ricopre e la caratterizza.

Chi la volesse raggiungere deve salire per 20 minuti-mezz’ora dalla frazione Andriera; il sentiero di accesso è stato recentemente ritracciato a cura dei collaboratori volontari del Museo Civico Arnaldo Tazzetti di Usseglio. L’ambiente montano ripaga la fatica dell’ascesa: il masso è circondato da un lariceto arioso e svettante, che ammanta un versante ripido e volto a ponente; volpi, caprioli, cervi  lo abitano ormai sempre più spesso, forse già in compagnia dei lupi che oggi ritornano. La visione panoramica è ampia e spettacolare. Se ne può avere un’anteprima direttamente da questo sito, immergendosi nella visita virtuale a 360°. È consigliata la visione a pieno schermo.

 

 

Tour virtuale: visita la Roccia dei Giochi

(clicca sul bottone con le 4 frecce per andare a pieno schermo,
clicca sulle doppie frecce a destra e a sinistra per modificare il punto di ripresa,
muovi il mouse per navigare e usa la rotella per lo zoom)

Ai margini della superficie a panettone del Ròch dij Gieugh, che ospita 380 segni incisi, in maggioranza coppelle, è stata scoperta nel 2015 l’iscrizione latina “IOVI: si tratta della formula rituale “Iovi sacrum“, e indica che la roccia era un luogo consacrato a Giove,nume tutelare, signore dei luoghi alti e delle vette. E proprio l’imponente monte Lera (3355 m s.l.m.), e più oltre la vetta piramidale del Rocciamelone (3538 m s.l.m.), lungo i cui versanti sono stati ritrovati quali possibili offerte votive tre pugnali del Bronzo Medio (metà del secondo millennio a.C.) e una cuspide di lancia del Bronzo Finale (a cavallo tra il secondo e il primo millennio a.C.), dominano il panorama visibile da questa roccia e orientano la disposizione di alcuni canaletti.

Iscrizione IOVI

Roccia dei Giochi, iscrizione latina “IOVI”

È quindi probabile che l’appellativo attuale nasconda un nome ben più antico, del quale si è persa la memoria storica: la Roccia dei Giochi sarebbe in realtà la Roccia di Giove, con un passaggio dal latino Iŏvis alle sue versioni francoprovenzale e piemontese – ne troviamo l’eco in gieuves-giovedì – diventato alla fine joe, gieu o gieugh (cambia la grafia, ma non la pronuncia, che è la medesima: lu rɔk dji dʒø, in alfabeto fonetico internazionale).

Naviga sulla Roccia dei Giochi: le incisioni e lo sfondo panoramico

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E così la Roccia dei Giochi, o di Giove, è l’unica roccia a coppelle delle Alpi, tra le più importanti delle Alpi occidentali, a mostrare un’iscrizione dedicatoria: quasi una didascalia, che per la prima volta comprova la vocazione rituale e cerimoniale di una roccia coppellata e di un sito di arte rupestre non figurativa; ne dimostra anche l’antichità.

Possiamo quindi rispondere alla domanda, forse la più difficile: perché sono state incise tutte queste coppelle? L’iscrizione IOVI conferma che ancora in epoca romana si trattava di un luogo destinato ad ospitare azioni di culto: le fonti ecclesiastiche più volte intervengono per stroncare la persistenza dei culti pagani, spesso praticati nella natura in luoghi scoscesi e boscosi (“in ruinosis locis et silvestribus“, concilio di Nantes 658 d.C.). Il decreto di Eutichiano, papa dal 275 al 283, ordina di ricercare chiunque recitasse preghiere o lasciasse offerte votive presso alberi, sorgenti o massi (“arbores, fontes vel saxa“), depositando candele o doni, come se in quei luoghi vi fosse un qualche nume che potesse portare il bene o il male (“velut ibi quoddam numen sit, quod bonum aut malum possit inferre“). Anche il poenitentialis Romanus (Decretum di Burcardo), si riferisce all’usanza di accendere candele o fiaccole per venerare il luogo (“pro veneratione loci“) e di depositare pane, offerte, o di consumare cibi, per richiedere la salute del corpo e la salvezza dell’anima, pregando lontano dalle chiese. Tali azioni sono giudicate stolte e sacrileghe, degne di “maghi, indovini e incantatori”.

La superficie incisa del Ròch; sullo sfondo il Rocciamelone

La superficie incisa del Ròch;
sullo sfondo il Rocciamelone

Nell’area sono ben note, ed esposte presso l’interessante Museo di Usseglio, le due are romane dedicate a Giove e ad Ercole, delle quali la seconda proviene da un sito in quota ai piedi del colle di Arnas (3014 m s.l.m.), a circa 2700 m di quota, probabile ringraziamento per il superamento del passo montano, che mette in comunicazione la Valle di Viù con la Moriana, valicando lo spartiacque alpino occidentale.

Sul Ròch le profonde coppelle sono collegate da canaletti a vaschette, altrettanto profonde, intagliate tramite vigorosi colpi di scalpello: formano un reticolo inclinato, comune a molte altre rocce incise delle Alpi, che suggerisce uno scorrimento di liquidi. Le offerte alimentari erano dunque pozioni o bevande? Sarà difficile rispondere con certezza a questa ed altre domande più dettagliate: si tratta di tradizioni e riti cancellati da un oblio plurimillenario; solo le pietre, come la Roccia dei Giochi, ormai ce ne parlano.

Prima delle coppelle, furono incise a scalpello ventotto impronte di piede o di suola; altre due, a contorno, sono identiche a quelle incise in Valcamonica, la capitale alpina ed europea dell’arte rupestre all’aria aperta, dove possiamo trovare moltissimi piedi incisi sulla roccia. A dimostrazione della loro maggiore antichità, sul Ròch dij Gieugh in undici punti le impronte, i cosiddetti pediformi, sono tagliate da canaletti, o il loro tallone è cancellato da una coppella, più profonda, che dà l’illusione di un tacco. In maggioranza non corrispondono, per dimensioni, ai piedi di persone adulte: si riferiscono probabilmente a riti di passaggio riservati agli adolescenti.

Rocher aux Pieds di Pisselerand (Moriana – F)

Rocher aux Pieds di Pisselerand (Moriana – F):
le impronte di piedi, oltre quaranta paia,
sono orientate verso le cime dei ghiacciai
che fronteggiano il masso

Possiamo ritrovare le stesse impronte, insieme alle coppelle, nel famoso e spettacolare Rocher aux Pieds di Pisselerand nella vicina Moriana – la più alta roccia a coppelle di tutta Europa, un maestoso fungo di roccia depositato dai ghiacciai a oltre 2700 m di quota – e soprattutto in Valcamonica, dove si distribuiscono lungo tutta l’età del Ferro e sino alla romanizzazione, concentrandosi tra la metà del VII e il IV sec. a.C. È questa una prova che ci aiuta a datare le prime incisioni del Ròch – e forse anche una sua parziale sagomatura – attorno alla metà del primo millennio a.C.

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Pediformi a contorno su Foppe di Nadro Roccia 6 (Valcamonica, metà I millennio a.C., età del Ferro)
e sul Ròch dij Gieugh
(a destra; foto Le Orme dell’Uomo)

Le sorprese non sono finite: nell’unica porzione di roccia regolare sono state incise, ormai quasi invisibili, tre figure di guerrieri, due delle quali rinvenute durante i lavori di documentazione del 2015 (vedi anche su TRACCE 37 – ottobre 2015 – Usseglio: culti in ambiente alpino, archeologia e arte rupestre), condotti da archeologi rupestri con direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica. Il masso è stato studiato in tutti i suoi dettagli, riproducendone i segni incisi tramite rilievo iconografico, per poterli poi analizzare e catalogare. Gli archeologi, muniti di specchi o di lampade per indirizzare opportunamente le lame di luce riflessa, hanno indagato attentamente tutta la superficie. La ricerca è stata premiata, e le figure più consunte, tra le quali anche l’iscrizione latina, sono emerse dall’ombra, ravvivate dalla luce radente. Si tratta di guerrieri armati di lancia, scudo ed elmo, simili a quelli dell’età del Ferro della Moriana, della Valtellina e della Valcamonica. Uno di questi mostra un ampio copricapo, e trova confronto nei guerrieri, con identici cappelli o elmi, rappresentati in sculture del Sud della Francia (metà VII-VI sec. a.C.).

Confronto fra il casco o elmo della figura di armato del settore A del Ròch dij Gieugh e quelli in cuoio dei busti di guerrieri pre-romani di Sainte-Anastasie (Nîmes), Camp Guiraud (VII-VI secolo a.C.; Centre Camille Jullian, foto Foliot-Chéné e M.A.N.)

Confronto fra il casco o elmo della figura di armato del settore A del Ròch dij Gieugh e quelli in cuoio dei busti di guerrieri pre-romani di Sainte-Anastasie (Nîmes), Camp Guiraud (VII-VI secolo a.C.; Centre Camille Jullian, foto Foliot-Chéné e M.A.N.)

Sette croci, due delle quali poste a fianco dell’iscrizione latina, probabilmente per cristianizzarla, una pichéra, segno confinario a tre linee parallele e diciotto scritte e sigle completano la sequenza delle incisioni.

Per concludere, volendo rispondere ad un’altra importante domanda – quando sono state realizzate le incisioni? – si possono riassumere quattro fasi di istoriazione:

  1. prima/media età del Ferro per armati e pediformi;
  2. seconda età del Ferro/romanizzazione per coppelle-canaletti-vaschette;
  3. età imperiale per l’iscrizione latina;
  4. età moderna/contemporanea per croci, date e sigle.

Una lunga serie di elementi iconografici, che testimonia oltre 2500 anni di frequentazione, dalla protostoria delle tribù celtiche dell’area dei Taurini ai giorni nostri dei pastori degli alpeggi di Usseglio, tanto da restituire alla Roccia dei Giochi, o di Giove, la dignità di un sito cerimoniale, forse un santuario di transito, vero e proprio monumento archeologico della preistoria alpina.

Roccia dei Giochi, Roccia di Giove, la copertina del volume pubblicato nel 2016

Roccia dei Giochi, Roccia di Giove. Un masso inciso tra preistoria ed età moderna a Usseglio,
la copertina del volume pubblicato nel 2016

Alla Roccia dei Giochi è dedicato il volume pubblicato nel 2016 dal Museo Civico di Usseglio, curato da Daniela Berta, Andrea Arcà e Francesco Rubat Borel, che presenta, oltre ad un esteso studio del masso, un’interessante ipotesi sui recenti ritrovamenti in zona di resti umani in alta quota. È un lavoro multidisciplinare, che ha favorito lo scambio di idee e l’elaborazione di ipotesi condivise; per questa pluralità di idee e di contributi, della quale si sono avvalsi, gli autori del presente testo su TRACCE Online Rock Art Bulletin, che hanno curato lo studio di archeologia rupestre e di archeologia preistorica, esprimono gratitudine agli altri autori e curatori, in particolare a Daniela Berta e Alberto Tazzetti del Museo Civico di Usseglio per aver reso possibile l’opera, a Stefania Ratto (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino) per il quadro completo sull’archeologia della Valle di Viù, a Giovanni Mennella (Scuola di Scienze Umanistiche – DIRAAS, Università degli Studi di Genova) per l’attenta perizia epigrafica e a Silvia Re Fiorentin (Sportello Linguistico Francoprovenzale di Usseglio) per l’approfondito esame dei toponimi dell’area. I ringraziamenti vanno estesi a Domenico Bertino, per la generosa collaborazione prestata e per aver curato la sistemazione del sentiero di accesso e del sito.

Andrea ARCÀ*
Dottorato in Scienze dell’Antichità e Archeologia, Università di Pisa

Angelo Eugenio FOSSATI*
Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte,
Università Cattolica del S. Cuore – Milano

Francesco RUBAT BOREL
Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini
– Museo delle Civiltà, Roma

* Cooperativa archeologica Le Orme dell’Uomo (Cerveno, Valcamonica – I)

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Approfondimenti

Drappero N. 1974. La roccia dei giochi presso Andriera (m 1568) di Usseglio, BEPA, VI: 179-184.

Berta D., Arca’ A., Rubat Borel F. (a cura di), 2016. Roccia dei Giochi, Roccia di Giove. Un masso inciso tra preistoria ed età moderna a Usseglio, Usseglio.

 

rilievo iconografico

Ròch dij Gieugh, parte superiore del settore A, restituzione vettoriale semplificata del rilievo a contatto (rilievo Le Orme dell’Uomo); in basso a sinistra modello digitale 3D su base fotogrammetrica e planimetria a isoispe estratta dal modello digitale


muscivico-usseglio_logoMaggiori informazioni sul masso e sulle testimonianze archeologiche, storiche ed etnografiche di Usseglio e della valle di Viù possono essere ottenute visitando l’interessante e curato Museo Civico Arnaldo Tazzetti di Usseglio, presso l’Antico Complesso Parrocchiale, e in particolare la sezione dedicata ai Culti in ambiente alpino dalla Preistoria all’Età moderna, che fa parte del progetto Lungo la Stura di Viù. Museo Diffuso d’Arte Sacra, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRT e dai Comuni di Viù, Lemie e Usseglio.

Museo Civico Arnaldo Tazzetti
Antico Complesso Parrocchiale, Piazza Luigi Cibrario – 10070 Usseglio (TO)
www.vallediviu.it


One comment

  1. John’s Gospel 1: 26-28 reads:
    ”I baptise with water,” John replied, “but among you stands one you do not know. He is the one who comes after me, the straps of whose sandals I am not worthy to untie.” This all happened at Bethany on the other side of the Jordan, where John was baptising.
    “Untying the straps” in this biblical passage entails bare feet or rather footprints, while emphasising sandals implies the shoe print in this pictorial representation.

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