Topografiche: culture e colture, potere e poderi…

Fontanalba (Mt. Bego)

Topographic engravings: cultivations and cultures, power and holdings: the topographic engravings must be registered in the history of the topography as the oldest zenithal representations of the western and middle-eastern world. Regarding the agriculture history they testify the development of the cultivation techniques, from the hoe to the plough… Abstract of the communication presented at the International Conference Stone Maps, June 2012, Capo di Ponte (Valcamonica – I)

by A. Arcà

Le (cosiddette) composizioni topografiche
nell’iconografia rupestre dell’arco alpino:
culture e colture, potere e poderi
dal Neolitico all’età del Ferro


Riassunto della comunicazione presentata al Convegno Mappe di Pietra, giugno 2012, Valcamonica

THE (SO-CALLED) TOPOGRAPHIC COMPOSITIONS IN THE ALPINE ROCK ART: CULTIVATIONS AND CULTURES, POWER AND HOLDINGS FROM THE NEOLITHIC TO THE IRON AGE. A series of geometric figures is widely diffused in the alpine rock art. The study of the superimpositions demonstrates how they are the oldest, while their geometric aspect and their repeated patterns empower the idea of a human landscape representation or map, with laboured fields. They must be registered in the history of the topography and of the cartography as the oldest zenithal representations of the western and middle-eastern world. Regarding the agriculture history they testify the development of the cultivation techniques, from the hoe to the plough. Passing to the field of the social anthropology, a relation can be found between the landscape representation and the society who produced it.  We need to separate the ancient “maps” (Neolithic-Copper Age) from the Iron Age ones  (like the Bedolina map). Comparing the modules, they are more gathered in the ancient compositions, like representing a sort of agricultural settlement, with a common land property. During the Iron Age, the engraved “maps” show more regular and spaced out units, suggesting a familiar land property, based on the related work; in this case it is also possible to hypothesise the representation of particular cultivation, which is the grapevine. The finding of correspondences in the agricultural field and the ability of suggesting interpretative patterns for the social anthropology may strengthen the topographic interpretation of the alpine schematic compositions, which is still an hypothesis.

Una serie di figure, sia singole che in composizione, a carattere marcatamente geometrico, è ampiamente diffusa nell’arte rupestre delle Alpi, dalla Valcamonica al Monte Bego, e non solo.  L’analisi dei rapporti di sovrapposizione/sottoposizione (FOSSATI 1994; ARCÀ 2004) permette di assegnare a queste figure un ruolo di priorità cronologica nella serie incisoria preistorica, a partire dal IV millennio a.C., se non forse dalla fine del V. Le caratteristiche geometriche, di ripetizione e di accostamento dei vari moduli rendono verosimile, anche se ancora ipotetico, il riconoscimento di una serie di rappresentazioni territoriali (BICKNELL 1913; BATTAGLIA 1934; ANATI 1975),  reali e/o simboliche, a carattere non ambientale o paesaggistico, ma corrispondenti a un territorio nel quale sono ben riconoscibili alcuni elementi antropici di modificazione del suolo, intesi sia come terreni lavorati e messi a coltura che come possibili insediamenti ad essi collegati.

Fig. 1: Fontanalba, zona XIX (Tende, Alpes Maritimes – F), composizioni topografiche antiche a “modulo comune”, probabile rappresentazione di campi di cereali (foto A. Arcà)

Essendo comune la rappresentazione prospettica zenitale  –  del tutto plausibile in ambito alpino vista la marcata pendenza e panoramicità dei versanti rispetto ai fondivalle o ai versanti opposti –  e considerando la grande precocità cronologica, è lecito assegnare a queste composizioni un ruolo pioniere:  si tratta infatti delle prime rappresentazioni territoriali zenitali – anche se non ancora propriamente cartografiche – del mondo occidentale e del vicino oriente,  area mesopotamica, più antiche di un millennio della tavoletta di Yorghan Tepe (2300 a.C., Kirkuk) e di due rispetto alla pianta di Nippur (1500-1300 a.C.). È un primato che va appropriatamente registrato nell’ambito della storia della topografia e della cartografia (ARCÀ 2007).

Anche dal punto di vista della storia dell’agricoltura il ruolo di queste composizioni è fondamentale, in quanto, tenendo fede al percorso interpretativo,  si tratterebbe delle più antiche testimonianze iconografiche dell’evoluzione delle tecniche colturali, dal dissodamento tramite zappa, simbolizzato nelle topografiche a macula, all’aratura per assolcatura da semina (ARCÀ 2005), indiziata dal perimetro ortogonale dei campi e poi esplicitata nelle scene di aratura della successiva fase figurativa monumentale del III millennio.

Fig. 2: Vite roccia 3 (Paspardo), settori A e B, composizione topografica antica con macule (coltivazione a zappa) e “moduli comuni”, stili II A e II B dell’arte rupestre camuna, Neolitico Recente-prima età del Rame (rilievo e foto Le Orme dell’Uomo)

In questo senso “l’iconica rupestre” (FEDELE 2011) è testimone insostituibile non solo dell’avvicendarsi delle culture umane in ambito alpino ma anche dell’introduzione di nuove pratiche colturali.

Facendo seguire all’analisi dell’assonanza “cultura-coltura” quella del binomio “potere-podere”, il tentativo di approfondire il livello interpretativo può trovare corrispondenze fra le rappresentazioni iconografiche del territorio e il tipo di società che le ha prodotte (ARCÀ 2010). In questo caso il punto chiave ruota attorno al concetto di proprietà della terra.

Fig 3: Composizioni topografiche antiche, possibili rappresentazioni di “villaggio agricolo”, stile II B: in alto Vite roccia 13 (Paspardo), moduli rettangolari, griglie e allineamenti di pallini racchiusi da linea perimetrale; la figura sovrapposta, un armato dell’età del Ferro, è restituita in grigio chiaro per evitare interferenze (rilievo Le Orme dell’Uomo, foto A. Arcà); in basso Dos Costapeta (Paspardo), aree campite a pallini allineati, rettangoli a contorno, linee perimetrali (foto A. Fossati, rilievo Le Orme dell’Uomo)

Recenti studi di antropologia sociale (TESTART 2005) hanno evidenziato come la ricchezza sia la base strutturale di una possibile classificazione tassonomica delle società umane, articolate secondo l’assenza di ricchezza, presenza della medesima con solo stoccaggio dei beni o infine anche con rendita fondiaria. Su queste basi le società preistoriche e protostoriche dell’area alpina potrebbero essere classificate come “plutocratico-ostentatorie” nelle fasi di III millennio e “semi-statali” o “statali-regali” per il I millennio.

È opportuno a questo proposito separare il “ciclo topografico” antico (Neolitico-Eneolitico, dalla seconda metà del V agli inizi del III mill. a.C.) da quello più recente dell’età del Ferro (VI-IV sec. a.C), del quale la cosiddetta mappa di Bedolina è l’alfiere riconosciuto. È così possibile confrontare la disposizione dei moduli, che appaiono rettangolari, più raggruppati e riuniti in una sorta di villaggio agricolo comunitario nella fase antica, più regolari, quadrati e distanziati in quella recente. L’interpretazione rende plausibile, per quanto riguarda il ciclo antico, la presenza di una proprietà condivisa, o più correttamente dell’assegnazione comunitaria dei terreni da sottoporre a coltura; per le topografiche recenti della media età del Ferro il maggiore distanziamento delle unità geometriche, verosimilmente corrispondenti ad appezzamenti agricoli indipendenti gestiti da gruppi familiari distinti, può indiziare un percorso di avvicinamento alla proprietà privata della terra a conduzione familiare, basata sul lavoro e non sul possesso, ancora priva di caratteristiche fondiarie lucrative.

Fig. 4: composizioni topografiche recenti, media età del Ferro: fila superiore, “Giadighe – grande reticolato rappresentante probabilmente campi coltivati e sentieri, attraversato da un fiume”; a destra: “Bedoline – rettangolo con solchi e serie di punti rappresentanti forse un campo coltivato o un frutteto” (da Battaglia 1934). Fila inferiore: a sinistra la “mappa” di Bedolina in Anati 1960: le figure sono evidenziate con tempera bianca; a destra un particolare della stessa roccia in Beltrán Lloris 1972; al centro in alto si possono notare le due figure di duellanti schematici, per l’autore sovrapposte alla composizione topografica, più recentemente valutate come sottoposte (Turconi 1997)

Anche per le topografiche recenti è possibile avanzare ipotesi “agricole”, secondo le quali la presenza di pallini allineati in file e colonne accompagnati da un tondino centrale circondato da un anello potrebbe rappresentare schematicamente un vigneto a piantata con relativa losa da pigiatura con canale di scolmo circolare e becco efferente.

L’ipotesi interpretativa topografica, per la mancanza di prove archeologiche o iconografiche incontrovertibili, rimane un percorso che deve ancora ottenere una conferma definitiva; la possibilità però di trovare precise e ripetute corrispondenze nel campo dell’analisi delle tecniche colturali – cerealicoltura, zappatura, aratura, viticoltura – e di offrire validi spunti per un avvicinamento all’antropologia sociale rende a tale percorso, a parere di chi scrive, una più che sufficiente verosimiglianza e dignità intellettuale.

Andrea Arcà
aa_arca@yahoo.it
Le Orme dell’Uomo (Valcamonica),  www.rupestre.net
IIPP, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria

Elementi bibliografici

ANATI E., 1960. La Civilisation du Val Camonica, Paris.

ANATI E., 1975. Evoluzione e stile nell’arte rupestre camuna, Capo di Ponte.

ARCÀ A., 2004. The topographic engravings of the Alpine rock-art: fields, settlements and agricultural landscapes. In: CHIPPINDALE C., NASH G. (a cura di), Pictures in place: the figured landscapes of Rock-Art, Cambridge, pp. 318-349.

ARCÀ A., 2005. Rappresentazioni agricole e scene di aratura nell’arte rupestre della Valcamonica e del Monte Bego, Bulletin d’études préhistoriques et archéologiques alpines, XVI, Aoste, pp. 77-93.

ARCÀ A., 2007. Le raffigurazioni topografiche, colture e culture preistoriche nella prima fase dell’arte rupestre di Paspardo. Le più antiche testimonianze iconografiche nella storia dell’agricoltura e della topografia. In: FOSSATI A. (a cura di), La Castagna della Valcamonica. Paspardo, arte rupestre e castanicoltura, Atti del Convegno interdisciplinare, Paspardo 6-7-8 ottobre 2006, Paspardo, pp. 35-56.

ARCÀ A., 2010. Potere, poderi et rappresentazioni del territorio nelle incisioni rupestri alpine dal Neolitico all’età del Ferro, Bulletin d’études préhistoriques et archéologiques alpines, XXI, Aoste, pp. 247-259.

BATTAGLIA R., 1934. Ricerche etnografiche sui petroglifi della cerchia alpina, Studi etruschi, vol. VIII, Firenze, pp. 11-48, XXII tavv.

BELTRÁN LLORÍS M.,1972. Los grabados rupestres de Bedolina (Valcamonica), Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici, 8, pp. 121-158.

BICKNELL C., 1913. A Guide to the prehistoric Engravings in the Italian Maritime Alps, Bordighera (trad. it.: BICKNELL C., 1971. Guida delle incisioni rupestri preistoriche nelle Alpi Marittime italiane, Bordighera).

FEDELE F.G., 2011.  Origini dell’ideologia cerimoniale centroalpina dell’età del Rame: una “fase zero” di IV millennio?  In Casini S. (Dir.), 2011, Il filo del tempo : studi di preistoria e protostoria in onore di Raffaele Carlo de Marinis (Notizie Archeologiche Bergomensi, 19), Bergamo, pp. 77-100.

FOSSATI A., 1994. Le rappresentazioni topografiche. In CASINI S. (coord. scient.). Le pietre degli dei. Menhir e stele dell’età del Rame in Valcamonica e in Valtellina, Bergamo, pp.89-91.

TESTART A., 2005. Eléments de classification des sociétés, Saint Etienne.

TURCONI C., 1997, La mappa di Bedolina nel quadro dell’arte rupestre della Valcamonica, Notizie Archeologiche Bergomensi, 5, pp. 85-113.

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