Emanuele Süss (1909-1996) è stata una figura molto importante per le ricerche e la diffusione dell’arte rupestre della Valcamonica nei primi anni ’50 del ’900. Dopo averle catalogate, disegnò la pianta con la numerazione delle rocce del Parco nazionale nell’area di Naquane. Fu autore del volume “Le Incisioni rupestri della Valcamonica” che ebbe una grande fortuna e che andò incontro a numerose ristampe. (PDF available)
by Angelo Eugenio FOSSATI – Le Orme dell’Uomo
I personaggi dell’arte rupestre
della Valcamonica:
Emanuele Süss di Milano
(January 31, 2023)
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Emanuele Süss (1909-1996; fig. 1) è stata una figura molto importante per le ricerche e la diffusione dell’arte rupestre della Valcamonica nei primi anni ’50 del ’900. Anche se passò a Brescia gran parte della sua vita, in realtà Süss nacque a Milano, e dopo aver conseguito la maturità scientifica, si iscrisse alla facoltà di Agraria dove si laureò in Scienze Agrarie nel 1931. Egli, infatti, fu prima di tutto un naturalista: sono numerosi gli articoli scientifici e divulgativi riguardanti il mondo agrario e, nella sua produzione scientifica, sono noti anche alcuni studi di geologia. I suoi primi lavori insistono nel campo agrario, nel 1932 divenne infatti assistente presso l’Istituto Sperimentale di Frutticoltura ed Elettrogenetica di Roma; tra il 1935 ed il 1940 insegnò Scienze naturali e Patologia vegetale presso gli Istituti Tecnico Agrari di Sassari e di Imola. Venne dunque chiamato alle armi – era Sottotenente – nella campagna di Albania. Congedato nel 1942 ebbe una breve esperienza di insegnamento presso l’Istituto Tecnico Agrario Pastori di Brescia, ma nello stesso anno venne richiamato alle armi come capitano del 7° Bersaglieri. In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 venne purtroppo inviato in un campo di internamento in Germania, da dove ritornò vivo ma piuttosto provato nel fisico e nel morale.
A Brescia Süss riprese il lavoro di professore all’Istituto Agrario, ma soffriva grandemente della mancanza di contatti sociali e culturali fino a quando, nel 1946, venne invitato a partecipare alle attività dell’Ateneo di Brescia e del Gruppo Naturalistico G.Ragazzoni a cui aderì con grande entusiasmo, tanto che venne quasi subito nominato segretario del gruppo, soprattutto con la funzione di organizzare visite di studio che portarono questa associazione in giro per l’Italia e l’Europa. Di questo gruppo Süss divenne anche Direttore, dopo che, nel 1968, era venuto a mancare Gualtiero Laeng, suo grande amico e collega che per lunghi anni ne era stato direttore. Nel 1957 divenne Preside dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura per la Provincia di Brescia e nel 1966 dell’Istituto Tecnico Agrario Pastori di Brescia.
Malgrado questi impegni scolastici Süss divenne il principale promotore – nel 1949 – e quindi direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Brescia che resse fino al 1974. L’amicizia con Gualtiero Laeng nel 1947 lo avvicinò, per la prima volta, alle incisioni rupestri della Valcamonica, che divennero in seguito uno dei suoi interessi principali. Sin dalle sue prime visite in valle venne affascinato dal lavoro dei ghiacciai pleistocenici che avevano levigato così bene le arenarie della Valcamonica, in modo tale da creare meravigliose lavagne, gronde e canalette glaciali. Subito venne colpito dalla bellezza dei luoghi, in particolare dalla zona attorno a Capo di Ponte: intravide però che questo patrimonio figurativo e naturalistico era scarsamente tutelato, apprezzato e conosciuto. Solo pochi ricercatori se ne stavano occupando in quel periodo e l’argomento “incisioni rupestri” pareva più interessante agli studiosi stranieri che a quelli italiani. Occorreva dunque fare qualcosa soprattutto per riportare l’attenzione su questo grande repertorio figurativo costituito da migliaia di incisioni rupestri. Süss si dedicò dunque a pubblicizzare la Valcamonica attraverso conferenze, proiezioni di diapositive e filmati, articoli per il grande pubblico sui giornali locali.
Insieme a Laeng nel 1954 organizzò una grande mostra sulle incisioni rupestri della Valcamonica presso il Museo del Castello a Brescia, evento che richiamò migliaia di visitatori e contribuì a diffondere la conoscenza dell’arte rupestre. Per l’occasione vennero esposti quaranta calchi in gesso alla cui realizzazione contribuì anche Pierfranco Blesio di Brescia e Battista Maffessoli di Capo di Ponte. I calchi che richiesero un grande impegno, a causa della loro grandezza, furono quelli dei Massi di Cemmo. Dopo sfortunate vicende, di questi calchi restano alcuni pannelli conservati presso il Museo di Nadro a Ceto (fig. 2).
L’interesse per l’arte rupestre riprese dunque in quegli anni con l’idea di costituire un Parco Nazionale nell’area di Naquane – di cui Süss disegnò la pianta (fig. 3; Süss 1956b) dopo aver catalogato le rocce, numerazione che ancora oggi viene utilizzata nel Parco – la cui effettiva realizzazione data al 1955, grazie anche all’intervento dell’allora Soprintendente Archeologo Mario Mirabella Roberti.
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Nel 1956 Laeng e Süss scoprirono e pubblicarono le incisioni rupestri di Luine a Boario Terme, insieme a nuove e numerose iscrizioni in alfabeto camuno (fig. 4; Laeng 1956; Süss 1956a). Questi ritrovamenti parvero la conferma a Süss che la sua proposta di datazione dell’arte rupestre della Valcamonica alla Tarda età del Ferro fosse quella valida, in disaccordo con Laeng, il quale pensava invece che molte incisioni rupestri dovessero essere datate anche a fasi preistoriche più antiche. Le convinzioni di Süss vennero pubblicate in un volume “Le Incisioni rupestri della Valcamonica” che ebbe una grande fortuna e che andò incontro a numerose ristampe. Io possiedo quella originale del 1958 (fig. 5; Süss 1958), trovata su una bancarella di libri di seconda mano, ma Süss stesso mi omaggiò di una delle ultime ristampe (1985).
Il libro, che venne pubblicato anche in inglese, mostra numerose belle fotografie dove le incisioni rupestri sono evidenziate con una particolare tecnica che Süss mi spiegò: l’area delle incisioni veniva pulita, in seguito, con del nerofumo, polvere di carbone mista ad acqua, le incisioni venivano colorate a pennello, dopo di che egli inseriva alcuni elementi vegetali, come un fiore, una foglia o un riccio di castagna, per creare una scala naturale (figg. 6-7).
Lo stesso sistema di colorazione in nerofumo era applicato anche ai calchi, come si può osservare nella fig. 2. Altre volte, per brevità, Süss utilizzava il metodo più veloce della gessatura dell’interno delle figure, come in una nota immagine che lo vede disegnare una rosa camuna su una roccia di Bedolina (fig. 8), ma non fu mai il suo metodo preferito perché lo riteneva impreciso e troppo impattante nelle fotografie.
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Riguardo all’interpretazione della rosa camuna Süss riteneva che si dovesse trattare di uno strumento musicale tipo sonaglio, cioè un sistro (fig. 9).
Anche se oggi le idee cronologiche e interpretative di Süss sono in gran parte superate, restano alcune suggestioni da indagare più approfonditamente, come l’idea che il nome della valle Camonica derivi dal ligure camugn, camoscio – ma i Camuni non erano certo liguri… – ma certamente ancora vivo resta il suo esempio di grande comunicatore dei valori dell’arte rupestre. Voglio ricordare Emanuele Süss con una delle fotografie che sembrava piacergli di più, uno scatto rubato ad una timida vecchina che fugge nei prati su una roccia della zona di Redondo a Capo di Ponte (fig. 10).
Angelo Eugenio FOSSATI
Cooperativa Archeologica Le Orme dell’Uomo – Cerveno (BS)
Bibliografia
Laeng G. 1956. Una nuova zona di incisioni rupestri a Boario Terme in Valle Camonica, Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1955, Atti della fondazione “Ugo da Como” 1955: 207-226.
Süss E. 1956a. Nuove iscrizioni protostoriche in Valcamonica, Commentari dell’Ateneo di Brescia per il 1955, Atti della fondazione “Ugo da Como” 1955: 247-259.
Süss E. 1956b. La mappa delle incisioni rupestri della zona Naquane-Ronchi di Zir (Capodiponte – Valcamonica), Commentari dell’Ateneo di Brescia per il 1955, Atti della fondazione “Ugo da Como” 1955: 261-266, 1 tav.
Süss E. 1958. Le incisioni rupestri della Valcamonica, con 95 illustrazioni e una carta topografica, Milano.
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