Bric Lombatera
La documentazione più recente, che costituisce il corpo di questa comunicazione, offre elementi di inquadramento archeologico che possono aprire uno spiraglio sia in termini cronologici che in termini interpretativi.
by Andrea Arcà
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Arte schematica e coppelle:
significati iconografici o valenza funzionale?
Dati da alcune recenti campagne di ricerca e documentazione
Intervento presentato al XVIII Valcamonica Symposium 2000
Le rocce coppellate costituiscono l’incisione più frequente e maggiormente diffusa in ambito alpino, europeo e probabilmente mondiale. Sono anche tra le prime ad essere state scoperte e studiate. Su di esse si sono accaniti appassionati, studiosi e ricercatori per cercare di elaborare valide ipotesi interpretative e cronologiche, cercando di dare un senso all’apparente casualità della loro dispersione e intravedendo a volte forme e significati nascosti.
La documentazione più recente, che costituisce il corpo di questa comunicazione, offre elementi di inquadramento archeologico che possono aprire uno spiraglio sia in termini cronologici che in termini interpretativi.
Ricerche
Le ricerche in oggetto sono state svolte dalla cooperativa archeologica Le Orme dell’Uomo (Valcamonica), un ente specializzato nella documentazione professionale dell’arte rupestre, in varie aree del Piemonte e della Lombardia, su incarico e in collaborazione con le corrispondenti Soprintendenze Archeologiche. Il Piemonte ha visto lo studio dei complessi coppellati delle aree dell’Albedosa (Alessandria), Bric Lombatera (Valle Po), Rocca di Cavour (TO), Bessa (BL), Val Vigezzo (VB), oltre ad altre rocce coppellate sparse nelle aree del Monte Bracco (Valle Po), Mompantero (Valle di Susa) e Valcenischia (TO), oltre a importanti riferimenti di sovrapposizioni nelle aree dell’alta Moriana (Francia).
In Lombardia di fondamentale importanza al riguardo è stato lo studio della Rupe Magna di Grosio, una delle poche finora a fornire fondamentali sovrapposizioni datanti.
Metodi di rilievo
In alcune aree del Piemonte è stato affiancato al tradizionale metodo di rilievo per trasparenza a contatto il tracciamento digitale vettoriale dei rilievi, con indicazione delle curve di livello interne, in modo da poterli agevolmente trattare e archiviare su supporto informatico. Tale tracciamento vettoriale permette una maggiore precisione nella resa finale dei fogli dei rilievo, e soprattutto una loro totale maneggiabilità e “portabilità”, sia in termini di pubblicazioni stampate che di resa su pagine web o in applicazioni multimediali.
Particolare di una fase di resa vettoriale digitalizzata
Valle dell’Albedosa
La campagna di documentazione è stata realizzata da Le Orme dell’Uomo nel 1995. I segni incisi sono stati eseguiti su arenaria miocenica. E’ una roccia poco consistente, sfarinabile anche solo con energica spazzolatura. Interessante è la presenza del nome popolare di Saingiu dei Strie, cioè Cengia delle Streghe. Varrebbe la pena, vista l’incontestabile autenticità della testimonianza tradizionale, e la perfetta coincidenza con leggende e nomi analoghi in zone anche distanti relativi a rocce coppellate (Roca ‘dle Faie in Val di Susa, il Sass di Strii ad Albate-Como), di prendere in considerazione l’ipotesi di una persistenza nell’immaginario popolare di riti e tradizioni anche molto antichi, che riversano nel mondo della stregoneria (che doveva con ogni probabilità avere una concreta base in pratiche di medicina popolare, in riti vaticinatori o dedicatori) quanto non più comprensibile o accettabile dalla mentalità tradizionale o di cui si è persa memoria storica.
Sono stati rilevati 8 massi: evidentissima la predominanza di segni non figurativi, in particolare coppelle (spesso unite da canaletti o dotate di canaletti efferenti), vaschette quadrangolari, pediformi, meandriformi.
Per tutte le incisioni le sezioni denotano la presenza di spigoli. Per molte coppelle, per tutte le vaschette e per i pediformi è quindi da ipotizzare l’utilizzo nell’esecuzione di uno strumento metallico, rendendo plausibile una datazione gravitante attorno alla media età del Ferro. Anche la presenza di pediformi è un elemento significativo: essi sono di sicura pertinenza della prima-media età del Ferro in Valcamonica e associati a coppelle “cilindriche” in Alta Moriana.
Bric Lombatera
Il punto più elevato della dorsale sommitale Bric Lombatera – Pian Muné Bric Lombatera (1400 m slm, CN) gode di una eccezionale posizione panoramica, con vista a 360 gradi su quasi tutto l’arco alpino occidentale, sulla rocca di Cavour, sul M. Bracco e soprattutto sul Monviso. Nell’area sono presenti 13 rocce coppellate, sette delle quali lungo la linea sommitale. Il sito si presta perfettamente alla definizione di “complesso monumentale” di rocce incise a coppelle. Può essere significativa la presenza imponente della cima a piramide del Monviso, che si inserisce in un maestoso corredo scenografico di panorama. Le rocce presentano quasi tutte coppelle profonde a sezione cilindrica collegate da un reticolo di canaletti, ascrivibili, per analogia con le coppelle di Susa o di Montalto di Mondovì, alla fine dell’età del Ferro. Quasi tutte le superfici coppellate sono piane e aggettanti, presentano cioè un salto più o meno profondo oltre il bordo esterno.
La tavola coppellata principale del complesso di Bric Lombatera
Rocca di Cavour
La Rocca di Cavour costituisce un eccezionale esempio di inselberg (monte-isola), una vetta montana che emerge di 160 m dalla pianura, collegata nel sottosuolo alla vicina catena alpina, di cui rappresenta il naturale proseguimento. Numerosa ed estesa è la diffusione di rocce coppellate, con la tipica caratteristica di reticoli di coppelle e canaletti, e notevole la presenza di una pittura rupestre, l’unica policroma delle Alpi Occidentali. Sulle 12 rocce schedate sono stati contati 108 segni incisi. Sette rocce (tutte coppellate) sono situate lungo la parte sommitale della Rocca, divise tra le due vette. Notevole l’articolazione in coppelle di varie dimensioni, fino a raggiungere vasche larghe fino a 40 cm.. Ancora una volta ricorrono gli elementi comuni di situazione sommitale e/o aggettante, superficie piana a tavola, canaletti di scolo. Tra le rocce catalogate una funge da panca litica nel giardino dell’Abbazia di S. Maria, un’altra fa parte del parapetto perimetrale del mercato nella piazza principale di Cavour. Per quest’ultima è del tutto improbabile ipotizzare un’esecuzione delle incisioni anteriore alla posa in opera della lastra (1588 secondo l’archivio storico comunale).
Bessa
Due rocce coppellate dell’area della Bessa (antiche aurifodine romane) sono state recentemente rilevate. Tale area presenta una notevole concentrazione, con oltre 50 rocce localizzate (censimento A. Vaudagna, Biella). Si tratta di concentrazione di coppelle con scarsa articolazione di canaletti. L’esame delle sezioni lascia ipotizzare un’esecuzione con strumento litico. Non è stato possibile finora evidenziare un qualche rapporto con le strutture archeologiche (muretti e cumuli di pietra dovuti allo spietramento per estrarre l’oro) presenti.
Val Vigezzo
Tre rocce a coppelle schedate e rilevate nell’area della Colma di Vigezzo. Una prospezione territoriale ha evidenziato 29 massi incisi, con oltre 300 coppelle, spesso collegate da canaletti anche in reticolo. Le rocce si distribuiscono in maggioranza accanto al sentiero di collegamento. Due delle rocce più importanti mostrano elementi di sottoposizione alle baite alpine in pietra. Le sezioni evidenziano un’esecuzione con strumento metallico.
Molto interessante è il nome popolare dato a queste rocce, cioè i Ses ‘d la Lesna, i sassi del fulmine. Questo nome può nascondere la persistenza nella memoria popolare di quella che poteva essere la funzione originaria, probabilmente quella di un antico culto collegato al fulmine. Già la tradizione celtica poneva sulle cime dei monti le divinità folgoratrici, quali Taranis o il romanizzato Jupiter Poeninus (venerato sul Gran S. Bernardo). Va detto però che il riferimento a tuoni e fulmini, così come a fatti magici o di stregoneria, è comune a molte situazioni poco conosciute o dimenticate: le accette in pietra neolitiche venivano chiamate popolarmente le Pere dal Troun, cioè le pietre del tuono, mentre le rocce a coppelle Roca ‘d le Masche o Sas di Strii (roccia o sasso delle streghe).
Valcenischia e Alta Moriana
La Valcenischia e l’alta Moriana costituiscono sicuramente un unico ambito culturale e tradizionale. Accanto alle rocce recentemente scoperte recanti figure di guerrieri armati di spada (GRCM, Valcenischia), notevole è la presenza di tre rocce coppellate, con coppelle profonde cilindriche (esecuzione a strumento metallico), simili a quelle di Susa. Tali coppelle si ritrovano identiche nel confinante versante francese, oltre il colle del Moncenisio. In particolare la Table de l’Arcelle Neuve, presente un interessante caso di sovrapposizione: le coppelle coprono chiaramente un precedente segno spiraliforme.
Il rilievo del Sas 'd la Lesna (sasso del fulmine) dell'alpe Marco, colma di Vigezzo (VB, rilievo Orme dell'Uomo)
Rupe Magna di Grosio
Una figura su tre della Rupe Magna appartiene al gruppo “coppelle e canaletti”. Oltre 1800 “figure” di questo tipo si distribuiscono in circa 50 settori della Rupe.
La Rupe Magna è molto importante per il contributo che può dare ad una migliore comprensione della coppellazione, finora considerata di interesse marginale o quanto meno ambiguamente interpretabile. Per la prima volta infatti si ha l’occasione di studiare la relazione e il rapporto di sovrapposizione-sottoposizione tra coppelle ed elementi figurativi. Le coppelle della Rupe Magna sono costantemente sovrapposte ad ogni altro tipo di figura. Trentanove sovrapposizioni significative mostrano la posteriorità di coppelle rispetto ad antropomorfi con le gambe sia a “U” che ortogonali che a triangolo, ad armati di lancia e di scudo, a pugili, a serpentiformi, a meandriformi a otto, a cavalli schematici, a figure geometriche rettangolari, a figure ad archi concentrici. Tutte queste figure coprono un arco cronologico che va dall’età del Rame alla prima età del Ferro, posteriormente alla quale si ipotizza l’esecuzione delle coppelle della Rupe.
Tra gli esempi più significativi: nel settore ZH una figura di antropomorfo ha la testa tagliata da una coppella. Nel settore AG una coppella tonda e levigata taglia il corpo di un armato a busto lungo e lancia. Nel settore AD una figura schematica di cavallo rovesciato è in parte coperta da una coppella. Nel settore AK due coppelle tagliano rispettivamente una figura meandriforme a otto e la lunga linea serpentiforme che percorre tutto il corridoio centrale.
Tavola cronologico tematica della Rupe Magna, con evidenziazione della fase di pertinenza delle coppelle (grafica Orme dell'Uomo)
Cronologia e interpretazione
I più recenti confronti archeologici suggeriscono per le rocce a coppelle un periodo di esecuzione dalla tarda età del Bronzo alla fine dell’età del Ferro, con possibile prosecuzione in età Romana. Tale ipotesi è suggerita dalla presenza (in ambito alpino) da un lato di coppelle non molto profonde e a sezione emisferica o conica, eseguite con strumento litico, e dall’associazione dall’altra di grandi coppelle a spigoli vivi, più tarde, incise con strumento metallico, con canaletti a sezione rettangolare.
E’probabile un’evoluzione che vede il progressivo affermarsi di rocce con reticoli di canaletti via via più complessi.
A Susa (TO), nei pressi dell’arco romano, le coppelle sono state eseguite con strumento metallico e sono sottoposte ad una costruzione romana del III sec. d. C. A Sesto Calende una lastra di sepoltura dell’età del Ferro è stata incisa con coppelle e impronte di piedi. A Grosio, in Valtellina, la rupe Magna, la roccia incisa più grande delle Alpi, mostra numerosissime coppelle, alcune di queste incise sopra figure di guerrieri dell’età del Ferro.
Le molte rocce che potrebbero fare ipotizzare una fase neolitica-calcolitica (Gandoglio, Vollein, Crête des Barmes), permettono tali considerazioni solo grazie ad un contesto archeologico sempre adiacente e mai sovrapposto. La frequentazione di tali siti è inoltre attestata anche lungo l’età del Bronzo, durante la quale si potrebbe dunque collocare l’attività di coppellazione. Ci si domanda inoltre come mai dall’area del Monte Bego (di cui buona parte delle incisioni sono state recentemente retrodatate al terzo millennio) non provenga neanche una roccia coppellata.
La persistenza anche in periodo romano è attestata dalle iscrizioni del III sec. d.C. (C.I.L. II, 2395) presenti nel santuario di Panoias, nord del Portogallo, dove accanto ad una roccia scolpita con grandi vasche, gradini, grandi coppelle e canali ad “S”, si legge testualmente: “HVIVS HOSTIAE QVAE CADVNT HIC IMM(OL)ANTVR EXTA INTRA QVADRATA CONTRA CREMANTVR -SAN(GV)IS LAC(I)CVLIS (IVXTA) SVPERFV(NDI)TVR-“(Qui sono consacrate agli dei le vittime che vi vengono abbattute: le loro interiora vengono bruciate nelle vasche quadrate e il loro sangue si diffonde nelle piccole vasche circostanti). Che tale funzione sacrificale possa essere estesa a tutto il fenomeno della coppellazione costituisce al momento solo un’ipotesi, che potrebbe però essere meglio articolata in atti rituali di deposito, offerta o sacrificio vaticinatorio differenziati a seconda del periodo e delle dimensioni delle cavità coppellate. La tridimensionalità di tali segni rende infatti plausibile e congruente un utilizzo strumentale, piuttosto che un’incisione finalizzata ad elementi significanti.
Coppelle quindi, anzi, tavole a coppelle, come strumento accessorio per contenere offerte, probabilmente liquide, spesso in presenza di luoghi “alti” o dominanti, dove può diventare plausibile una relazione con una divinità dei monti o divinità delle cime.
Andrea Arcà
cooperativa archeologica Le Orme dell’Uomo
p.zza Donatori di Sangue 1
25040 CERVENO (BS)
Bibliografia
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- ARCÀ, A., 2000. Computer management of alphanumeric and visual data in the alpine rock art (Valcamonica, Valtellina, western Alps), “Arkeos, perspectivas em dialogo”, 7, Tomar, pp. 55-74
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